Cartolina dalla città lucana di Alessandro Vergari.
L’emozione di una passeggiata notturna fra i Sassi.
Mi perdo volentieri nel dedalo di vicoli e scalinate, di cortili e archi rampanti, di trine murarie fatte di tetti e finestre da maestranze ubriache. Passo da trincee di pietra a slarghi , che all’improvviso rivelano una città incantata e una terra incognita, che emerge da un nero abisso, specchio senza luce, come un negativo del mondo in cui sto camminando. Mi sono più volte chiesto se Escher era stato a Matera. Nella sua architettura vernacolare, frutto di secoli di stratificazioni e improvvisazioni, si ritrovano le geometrie impossibili dell’artista, e io stesso ne sono adepto testimone, nel percorrerne le scalinate che s’intersecano, illuminate dalla debole luce di un lampione.
Matera va visitata di notte, meglio in quelle ore che precedono l’alba, quando la città’ e’ orfana felice delle frotte di turisti che l’hanno violentata. Quando senti solo il suono dei tuoi passi sul selciato e lo scorrere dell’acqua della Gravina. Quando il cielo inizia a passare dall’indaco al rosso, e prima che le luci dei lampioni si spengano, riportandoci alla realtà materiale di un luogo che va vissuto con il sogno.