Testo di Luisa Fazzini | Foto di @zupagrzybowa

Nella bozza di questo articolo ho due colonne di fronte da sviluppare.

La prima. La geografia scolastica.
“Ricordate il libro di geografia che ci facevano studiare da ragazzini a scuola? A ripensarci mi pare che non fosse nient’altro che uno spaventoso concentrato di nomi e di cifre. Nozionismo in dosi da elefanti, peggio solo il manuale di matematica”. Da Tito Barbini p. 41 “Ritorno in Vietnam”

La seconda. La geografia interiore.
“Da qualche parte devo aver letto che ogni paesaggio esiste per lo sguardo che lo scopre. E lo intuisco subito: quello che ho davanti è parte dei miei paesaggi interiori. I paesaggi dell’anima” Op. cit. p.251

La prima colonna appartiene al passato di tutti noi. E per chi come me insegna la materia, anche al presente quotidiano. La seconda è un percorso di significati. Nella ricerca del punto di passaggio tra le due ė emersa in me negli anni l’emergenza di lavorare sulle parole.

Le parole a priori sono etichette di un oggetto geografico. Lo denotano. E questa è la prima colonna. Ma io mi approprio di ciò che vedo e lo sento. E il mio sguardo di conseguenza muta, arricchito dall’esperienza, in un flusso continuo tra spazi esterni ed interiorità. Le parole allora non comunicano semplicemente, ma esprimono. Il linguaggio assume un valore connotativo che destruttura e ricompone nell’ottica del soggetto.

Erodoto 108 ė un circolo aperto di scrittori che interpretano il paesaggio, che non si limitano a descriverlo.
“E questo ė importante. Non basta vivere una storia, un’avventura, una passione, se poi non possiamo raccontarla a qualcuno o anche solo a noi stessi. (…). E poi capita che le vicende della vita ti facciano recuperare il valore della verità e con la verità il valore delle parole. (…) Ho fatto migliaia di chilometri per arrivare al luogo più lontano e più vicino, quel luogo la cui geografia immaginaria ė disegnata ogni giorno dalla mia testa e dal mio cuore”.

La percezione dell’Altrove da parte del soggetto e la sua capacità di esprimerla sono il ponte tra il libro scolastico e il racconto individuale. Un movimento di ricerca circolare perpetuo. L’elemento discriminante tra il nozionismo e i paesaggi interiori è la parola. Leggere Erodoto 108 ė riempire il bagaglio personale di espressioni. Scrittori diversi, esperienze diverse, paesaggi diversi. Parole diverse. La geografia degli spazi resa come geografia dell’anima. Vista da questa angolazione Erodoto 108 è una rivista di aggiornamento per docenti di geografia che rifuggono dal nozionismo per narrare i luoghi.

Tito Barbini e Paolo Ciampi sono autori abituali di Erodoto 108. Un docente di geografia non deve saper elencare. Deve saper narrare, coinvolgere, appassionare. Con le parole dell’Altrove e dell’Altro. Da Tito Barbini e Paolo Ciampi una cassetta degli attrezzi per spiegare la geografia seguendo questa direzione.

“Le parole sono occhi per guardare il mondo che abbiamo la fortuna di attraversare”. Tito.

“La curiosità, interrogare la realtà. La capacità di cogliere al volo, di intuire la scena, l’istante, il volto, la parola che è già una storia. (…) La descrizione deve offrire una partecipazione sensoriale alla storia. Non come, ma quanto vedete. Non si deve descrivere tutto. Scegliere quello che dà al lettore la sensazione di trovarsi dentro una storia, di viaggiare con noi. Creare un’atmosfera. Un dettaglio è funzionale a raccontare una storia che va molto oltre. Non serve ai fini dell’accumulo, ma per la sua funzionalità in relazione alla storia. Anche le divagazioni sono importanti se rappresentano un modo di andare alla meta. Paolo

“Non una descrizione dettagliata. Riflettere: interrogarsi sulle ragioni del viaggio e sui cambiamenti che esso implica. Come percepiamo noi stessi e gli altri. Il diverso da noi”. Tito

“Non c’è bisogno dunque che la scrittura segua un itinerario, le tappe e i giorni in fila. Può frammentare la successione cronologica, frammentare l’esperienza. Il filo è il nostro racconto, la storia che abbiamo deciso di raccontare. Non mettersi in mostra sul piedistallo. Scendere per prendere per mano chi vorrà essere condotto all’interno della sua esperienza”. Paolo

Da “Parole in viaggio – Piccola guida di scrittura per viaggiatori veri e immaginari” Di Alessandro Agostinelli, Tito Barbini e Paolo Ciampi.

Il docente dirà che questa non è geografia. Che questo non è il lessico specifico. Infatti. Ma è l’anello di congiunzione per tradurre le nozioni in storie individuali, gli elenchi in paesaggi, la geografia tradizionale in un’esperienza dell’anima. Erodoto 108 contine articoli scritti così. Proporli agli studenti a fianco del libro di geografia significa dare voce all’interpretazione soggettiva, suggerire dei modelli, crescere dei viaggiatori.

Questa geografia educa alla Bellezza dei luoghi e dell’anima e suscita innato rispetto, senza bisogno di apprendere decaloghi di buone norme comportamentali. Si dice che si protegge ciò che si ama. Ma noi insegniamo spesso in modo noiosissimo. La parola connotativa, quella proposta da Andrea Semplici ne “La rivoluzione perduta dei poeti”, le riflessioni di Tito Barbini e di Paolo Ciampi sono appunto l’anello di congiunzione.

Un docente di geografia non deve saper elencare. Deve saper narrare, coinvolgere, appassionare. Con le parole destrutturanti dell’Altrove e dell’Altro. Quelle che ci accompagneranno nei nostri spostamenti per tutta la vita, a fianco agli elenchi, e che ad essi daranno anima. A questo serve la geografia. A capire che ogni luogo ha un’anima.

Si conclude con questo contributo il ciclo di articoli sulla Geografia come viaggio. Ma si sa, ogni fine è un nuovo inizio e la geografia non fa eccezione. Siamo lieti di annunciare che la collaborazione tra Erodoto108 e l’Associazione Italiana Insegnanti di geografia proseguirà su questo sito – in uno spazio dedicato (al momento in costruzione) intitolato “Geografica – La didattica della meraviglia