Testo e foto di Isabella Mancini
Sono tanti. A famiglie: babbo, mamma, e figli, di diverse età. Li trovi nelle piazze principali, di fronte alle maggiori moschee della città, agli angoli delle strade. Chiedono l’elemosina, stanno occhi a terra, i giorni passano uguali l’uno all’altro mentre orde di turisti li sfiorano, li incrociano, forse non li vedono.
Questo è il quinto anno della guerra in Siria e il numero di rifugiati, di sfollati, di scappati dal conflitto aumenta. Duecentomila dovrebbero essere, secondo alcune stime, i profughi nella capitale turca. Hanno una protezione temporanea, non hanno assistenza sanitaria nè alloggio spesso perchè non hanno documenti o sono alaviti. Alcuni proveranno a partire da qui alla volta dell’Europa ma serve sempre un documento, un passaporto e di quelli falsi non è facile trovarne.
Accanto a loro passano i gatti di Istanbul, amati dai suoi abitanti, nutriti, accolti, liberi, senza passaporto, senza catene burocratiche ai piedi.