Testo e foto di Isabella Mancini

Storie di nobili medievali dai nomi altisonanti, storie di guerre tra Comuni, di rivalità secolari tra Firenze e Siena, di suore, vescovi ed abati e leggende del bosco. Siamo ad Abbadia a Isola, la terra dei campi è rossa di ferro, i boschi di lecci, roverella e castagni della Montagnola guardano alla piccola pianura attorno. Volando sulle ali di un upupa si vedrebbe la scacchiera dei campi farsi grigia, marrone scuro, gialla senape. Questa terra era un’antica palude che la pazienza certosina dei monaci ha asciugato centimetro per centimetro. La bruma avvolge gli alberi al confine con il bosco, disegna i messaggi di fumo che la notte e il mattino si scambiano come baci. Tra questi sassi, pietre e alberi si scoprono parole antiche, come morgengabe, antico istituto del diritto germanico grazie al quale il marito donava alla novella sposa, una quota di patrimonio il mattino dopo le nozze, a suggellarne l’onorabilità. Attorno all’anno mille due donne, Ava, che proveniva dal nord, della famiglia del conte Zenobi, e Sindrada, figlia di un visconte di Siena, ricevettero il loro dono nuziale, la quarta parte dei possedimenti dei rispettivi mariti, Ildebrando e Tegrimo-Teuzo. Su un angolo di quel pezzo di terra, una volta morto Ildebrando, decise di finire i suoi giorni da religiosa nel monastero di famiglia che qui avrebbe fatto costruire. Iniziò facendo edificare una chiesa dedicata al Salvatore, a S. Maria, a S. Giovanni Evangelista e a S. Benedetto, ed infine vi istituì una comunità monastica.

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Il documento di fondazione fu redatto nel castello di Staggia e fu scelta Isola che non era né castello né centro curtense bensì solo locus dicitur. Zona pianeggiante, paludosa, possibile riserva ittica nei mesi di magra, vicina alla Francigena e con un piccolo borgo appena nato a suo fianco. Non fondò un monastero femminile e nemmeno i suoi figli presero i voti ma la Famiglia avrebbe avuto l’intercessione dei monaci per la Salvezza. Il 4 febbraio del 1001 il monastero fu fondato, 42 i poderi sotto il suo potere, e la Famiglia avrebbe eletto l’abate. In pochi anni però i signori di Staggia persero le redini a causa del frazionamento dell eredità ma il monastero, posizionato sulla Francigena, accrebbe la sua potenza: fu costruito un ospedale e uno xenodochio, un ricovero per pellegrini. Nel 1100 i Signori di Staggia rimasero senza eredi, il monastero era libero di scegliersi l’abate e strinsero alleanza con i Soarzi, signori di Talciona. Una rapida breve crescita del monastero, nel 1215 gli abitanti del borgo e della Val di Strove giurarono fedeltà a Siena, ci furono nuove fortificazioni e nuovi denari. Poi è arrivato il 1400 e la discesa e l’abbandono del monastero lasciarono a faro dell’isola la sola chiesa dell’Abbazia dei Santi Salvatore e Cirino. Il Montemaggio sta qui oggi, con tutte le tracce dei numerosi passaggi umani, tra pievi, piccole cappelle, sentieri e segreti, i segreti del bosco da seguire come se fossero molliche delle tracce di Pollicino.

Abbadia a Isola ha ospitato l’ultima edizione dello Slow Travel Fest di cui siamo stati ospiti il fine settimana.