di Marco Turini.
Di tanto in tanto qualche sciamano, cadendo in trance, si lanciava nel fuoco dei falò, oppure si dirigeva verso il buio della notte o si stendeva sulla sabbia, privo di ogni legame con la realtà. In quegli attimi altre persone del villaggio gli si buttavano subito addosso in loro aiuto, gli strofinavano sul corpo il sudore del proprio corpo per ridargli in tal modo l’energia perduta e farli tornare alla vita. Mi è difficile esprimere il senso profondo, l’energia di quel che ho visto, ma mi è bastato per farmi risvegliare (Sergej Yastrzhembskiy).
Si è aperta ieri con la mostra fotografica Il viaggio dello sciamano, Riti magici e percorsi degli spiriti nel Mondo la variegata ed interessante rassegna di incontri e mostre altrimenti conosciuta come “Festival del Viaggio“. La mostra (a cura di Maria Gloria Roselli), non poteva che svolgersi in uno dei musei più interessanti quanto discosto dagli ordinari percorsi turistici di Firenze, ovvero il Museo di Storia Naturale, (Sezione di Antropologia ed Etnologia) in via del Proconsolo.
“Un museo del museo” lo hanno già definito alcuni esperti museologi. La datata (ma stabile) struttura del museo racchiude migliaia di reperti “etnografici” provenienti dai quattro angoli del pianeta. La collezione si è formata soprattutto grazie al contributo di facoltosi viaggiatori ed “esploratori” del XIX secolo, ma non mancano rarità di origine più antica risalenti ai primi periodi “coloniali” (perfino rinascimentali) e delle prime scoperte geografiche. Un museo di taglio “collezionistico” ma che negli anni è stato ampiamente valorizzato per la sua naturale vocazione scientifica diventando un punto di riferimento nel panorama accademico italiano ed internazionale. Le stesse vetrine rappresentano in se un “oggetto” museale ed oggi sono infatti soggette alla tutela della Soprintendenza. Il museo costituisce infatti un oblò sulla storia della museologia italiana.
All’interno di questa preziosa cornice si svolge la mostra fotografica dedicata allo sciamanesimo. Sergej Yastrzhembskiy, l’autore degli scatti, presente all’evento, è un signore dai modi eleganti e dall’aria disinvolta, immagine che a prima vista contrasta con l’idea di un uomo che ha condiviso per mesi le gioie e gli affanni di sconosciute popolazioni native delle località più sperdute. Ed è esattamente quello che ha fatto questo regista e fotografo di origine russa. L’ eccezionale raccolta fotografica, frutto delle sue spedizioni, ritrae alcuni uomini sacri ( o meglio di magia) durante le funzioni di culti di natura animistica. Dalla Siberia alla Bolivia passando per lo stato di Benin e la Mongolia. Facce allucinate, visi da altro-mondo, movimenti sincopati e danze portate all'”estremo” sono solo alcuni dei soggetti ritratti in questi scatti. Sembra quasi di sentirli cantare e danzare gli uomini e le donne “della medicina” tale è la forza espressiva di questa mostra fotografica e documentaria. La mostra è interessante anche per la possibilità di vedere direttamente gli oggetti utilizzati dagli sciamani esposti nelle vetrine del museo. Non mancano i rimandi ad altre culture ed a periodi differenti. Questo anche perché il museo offre una panoramica comprensiva di culture anche molto distanti da loro. Per comprendere una pagina di storia della museologia e dell’ antropologia Italiana vi consiglio di vedere questo museo. Chissà se fra antichi manufatti, oggetti rituali e curiosi talismani non troviate l’ispirazione per comprendere “nuovi mondi” e vederli, come direbbe Proust, con “altri occhi”.