Testo e foto di Letizia Sgalambro
La prima cosa che vedi è l’enorme colomba, con la firma di Calatrava in ogni sua parte, non importa neanche stare a controllare. E ho pensato: che bella simbologia per un posto come questo, che scelta coraggiosa.
Ma la colomba è il realtà un enorme centro commerciale, che non ha niente a che vedere con il 9/11 museum, se non dovergli la sua fortuna, al di là della bellezza.
Il memoriale del nove settembre si erge fra due fontane squadrate, l’esterno non preannuncia niente di particolare,
l’interno invece colpisce come un pugno allo stomaco.
Temevo la retorica, la divisione del mondo in buoni e cattivi, i commenti al vetriolo o al miele appiccicoso, invece, per fortuna, niente di tutto ciò.
Sono gli oggetti che parlano, le scale, i piloni rimasti, le lastre di acciaio, le foto e le vite delle persone, che fanno tornare gli stessi brividi provati quando la strage l’abbiamo vista in diretta, 16 anni fa. Ricordo esattamente dove ero, cosa facevo, così come ricordo dov’era quando ho visto, sempre in tv, la diretta del G8 di Genova, qualcuno un giorno forse mi spiegherà perché tendo ad accumunare questi due fatti…
Il memorial è costruito anche per chi quel giorno non c’era, o era troppo giovane per ricordare, c’è una sezione dedicata ai video, alle foto, agli articoli della stampa. Ma la parte più impressionante è uno spazio quadrato (the square) dove su un muro nero vengono via via proiettati i nomi, la foto e una breve stori di ogni persona che era in una delle torri gemelle e che li ha perso la vita. Si rimane inchiodati ad ascoltare, a pensare che sarebbe potuto toccare a noi, che la follia umana non ha limiti.
Ecco perché la retorica non serve, questa volta è bastata la realtà.