Testo e foto di Sabrina Maio
Avrò letto da qualche parte, che quando un luogo ritorna nei sogni o nel nostro immaginario bisogna liberarlo, bisogna raccontarne. E’ vero anche, però, che certi posti vogliamo tenerli dentro, ci hanno stregato, imperversano di fantasmi che abitano le nostre anime. Ad ogni modo, credenza o meno, narrare di un posto come Consuegra significa anche ritornarci e intraprendere di nuovo il viaggio.
Consuegra è piena di anime invisibili. E’ avvolta in un’atmosfera tutta sua ed è un luogo di energie indefinibili. Ferma lì nella Mancha spagnola, ritorna spesso nei miei sogni o nei miei pensieri all’ improvviso. Il nome mi ha fatto sempre pensare ad una festa, la classica festa di paese, in cui tra l’altro mi sono imbattuta, con tanta gente, barbecue fumanti, tini sgorganti vino tinto. Il villaggio, a girarci dentro, è il classico paese della Mancha con la sua posizione adagiata nella Meseta spagnola. Case basse e chiare, strade larghe, un pò polverose. Poche insegne di taperie che si riempiono dalle due del pomeriggio in poi. Aria sonnacchiosa e riposata.
Tutto consueto in questo fazzoletto di terra quindi, se non fosse che Consuegra è sovrastato in alto da un’alta collina con su in cima ben 12 mulini a vento. Non sono mulini a vento qualsiasi. Sono i mulini contro cui ha combattuto don Chisciotte. Chi ci arriva, ma soprattutto chi ci va come in pellegrinaggio, sa con certezza che don Chisciotte li ha combattuti sul serio e, forse quando la luce non è ancora forte, si aggira ancora tra di essi.
La Mancha è poco distante da Madrid. Basta munirsi del proprio Ronzinante e partire. Terra strana. Terra sospesa tra campi coltivati ed operosi e deserto che aleggia nell’aria. Il deserto lo si intuisce, pur non vedendolo. Tutto accende la fantasia qui. La pianura procede a lunga distesa tra uliveti circolari, che sembrano disegnati dai marziani, e ville sontuose come quella di Don Diego de la Vega. Per strada si avvistano castelli arroccati a difesa che sembra stiano scivolando lungo un dolce declivio. Niente di più probabile che sia la Fortezza Bastiani con il maggiore Giovanni Drogo in avvistamento di un nemico tartaro che qui non ci sarà mai ma che è quasi inevitabile che non si veda.
A Consuegra pare non si arrivi mai. L’ aria è rarefatta. Avvicinandosi si avvista lentamente, come se dei veli si aprissero man mano che ci si procede, una collina alta con tante torri in fila su piani diversi. Dopo aver attraversato il borgo, ci si inerpica su una strada a serpentina che lascia intravedere ad ogni tornante i mulini sotto diverse prospettive. Arrivati su in cima, lo sguardo si proietta sulla fila continua dei mulini che si susseguono. Sono diversi l’uno dall’altro, ognuno ha la sua personalità. I pensieri evaporano come l’aria e tutto ciò che ci sta attorno. Pochi viaggiatori si accompagnano tra i sentieri che collegano i vari mulini. Ognuno con in testa la sua lotta ed il proprio mulino da sconfiggere. Don Chisciotte si annida tra essi, fa evocare. Le piccole grandi imprese compiute solo in preda ad un apparente delirio. Spira una leggera brezza calda che tira su la polvere della meseta che rende poco visibile il paese giù. Ciò ci rende ancora più eterei e sospesi. Un pequeno bimbo col cagnolino guarda un mulino dal basso e si prepara alla sfida, guarda a bocca semichiusa le pale che lentamente fanno il loro giro. Si starà chiedendo quali saranno i loro punti deboli. Un turista ha in mano il volume di Cervantes, pieno di segnapagine colorati, saranno le sue carte da decifrare. E poi noi, che giriamo tra i mulini storditi, a dover decidere il difficile momento della partenza. Alcune battaglie non spaventano, anzi quanto più sembrano ardimentose, più diventano ragione di vita. In fondo ognuno di noi qua era venuto ad ottenerne l’investitura…
“Si fece notte del tutto, ma la luna mandava così gran luce, da poter quasi gareggiare coll’astro che gliela prestava.” Cervantes