di Luisa Fazzini
Non la conoscevo. “Guardala e dimmi che cosa ne pensi” mi ha scritto un anno fa Paolo Ciampi. Erodoto 108 pagina dopo pagina mi ha delineato un orizzonte. Quello in cui vedi una tappa del viaggio che stai facendo. Mi sono detta “Sì, ci siamo. E’ il punto di congiunzione tra la geografia dei luoghi e la geografia dell’anima. E mi serve”.
Mi serve quando da docente formatore parlo coi miei colleghi. Generazione come me per lo più di cinquantenni umanisti, geografi per necessità di classi di concorso assemblate, scarsamente entusiasti, fondamentalmente annoiati dall’impostazione tradizionale. E magari invece viaggiatori seriali.
La discrepanza tra la disciplina scolastica e il viaggio è nell’approccio alla Bellezza e ai suoi riflessi sull’anima. Sfido chiunque nel guardare una montagna ad emozionarsi al pensiero che essa sia un rilievo di terra e roccia superiore ai 600 metri sul livello del mare generatosi per orogenesi. Ma sfido chiunque a sfuggire al sentimento del silenzio delle cime. Che possono essere aguzze se la montagna è giovane o arrotondate dalle forze esogene se è vecchia. Ci risiamo. Ma allora che cosa ci siamo persi?
Pensiamo da letterati a come in classe spieghiamo una poesia. Vogliamo dischiudere la magia interpretativa dell’autore del reale. Nessun prof penso si sia mai premurato di anticipare la lettura con la forma del componimento, il numero dei versi, la loro tipologia, lo schema delle rime, le figure retoriche. Noi vogliano che i nostri studenti colgano la Bellezza della poesia e che la ascoltino risuonare nella loro anima. Che si emozionino. Poi li guideremo nel comprendere come è stata costruita.
Invece da sadici e anche da masochisti prendiamo la Bellezza del nostro mondo e la decliniamo in definizioni, in elenchi, in numeri. Però viaggiare è bellissimo. Ma la geografia nei manuali no. Ma il soggetto è lo stesso: il mondo. Ma allora cosa ci siamo persi? L’anima.
La geografia dei luoghi ha un’anima che dialoga con la nostra geografia interiore, con la nostra anima. Come? Leggete un articolo di Erodoto 108. E cercate il contatto. Tra il fuori e il dentro. Evidenziatelo, sottolineatelo e proponetelo come un testo su cui riflettere ai vostri studenti. Poi smontate pure quel luogo in lessico specifico e in numeri. Ma prima concedetevi il lusso dell’emozione. Questa geografia è tutta un’altra storia.
La percezione del paesaggio per il benessere della comunità e dell’individuo è il cardine della Convenzione Europea sul Paesaggio del 2000. Chiediamoci quanti dei nostri libri di testo comincino con un capitolo dedicato a questo documento. Nella mia esperienza nessuno. Allora costruiamolo noi quel capitolo mancante insieme a nostri studenti perché se la geografia è la relazione tra l’essere umano e i luoghi del Pianeta nei libri è declinata a senso unico. Ci sono i luoghi. Ma non ci siamo noi. Non c’è una riga dedicata alla soggettività. Erodoto 108 dà spazio al soggetto in relazione con i luoghi. Aiuta a riflettere. A trovare esempi. E’ una rivista di formazione per i docenti. Usiamola. Ma prima di tutto amiamola.
Luisa Fazzini referente per la scuola secondaria di I grado di AIIG Veneto (Associazione Italiana Insegnanti di Geografia)