Testo e foto di Marco Giorgione
Oggi mi sono recato a Cerchiara di Calabria, in provincia di Cosenza, famosa per il suo pane. Mi dicono che non é molto lontana dal mare, arrivo a una rotonda e inizio a salire su per la montagna, dopo circa 20 minuti inizio a vedere un gruppo di case e lentamente mi avvicino al centro del paese, vedo sulla mia destra quattro signori che giocano a carte mentre altri guardano il vuoto, che é solo quello che rimane in questo paese.
Fermo la macchina e decido di inoltrarmi a piedi nel paese, mi sento un esploratore senza bussola, ad un certo punto trovo due anziani signori dietro una porta a modi far west, vedevo solo le teste, e qui capita quasi sempre la stessa cosa, ti guardano con aria curiosa e vogliono capire perché ti trovi in quel posto, é cosi strano che qualcuno vada a visitare il loro NULLA. Mi iniziano a parlare ma capisco poco delle loro parole. Avverto solo che si sentono soli e abbandonati da tutti. Proseguo per i vicoli e finalmente trovo un insegna “Panificio Costa”, vado su per le scalette, apro una tenda quasi di pizzo, mi affaccio e trovo tre signore sull’ottantina, due intente a imbustare taralli e l’altra era la vicina, era lì per ammirare e per chiacchierare.
Rimango per un attimo in silenzio ad osservare, un secondo dopo ho pensato che avevo trovato un ago in un pagliaio. Ho chiesto alle signore se vendevano il pane dato che vedevo taralli ovunque, mi dicono che per fare il pane c’è troppo lavoro da fare e loro non c’è l’ha fanno più. Qui mi viene una domanda spontanea, gli chiedo ma i giovani dove sono, e mi dicono che é un lavoro troppo faticoso per loro. Le due signore che lavoravano scopro che sono sorelle Filomena e Maria Costa, quest’ultima la più anziana mi inizia a raccontare che i suoi taralli sono arrivati fino a Milano e Torino, mi fa vedere il forno, uno dei più antichi del paese, ha circa 200 anni. Adesso scatto qualche fotografia, anche se con qualche difficoltà c’è l’ho fatta. Gli anziani non si fanno fotografare facilmente è come se avessero una purezza da mantenere. Quindi compro quattro buste di taralli e saluto le signore, mi dirigo verso la macchina e riscendendo i tornanti ripenso alle mani secche e increspate come quella crosta di quel pane che non faranno mai più. I paesi e chi ci abita ti insegnano a vivere e a rispettare il passato.