Marianna ha più di quarant’anni. Vive al Sud. Non è mai stata a Venezia. E’ tempo di andarci. Marianna è una poeta. Le abbiamo chiesto cosa hanno visto i suoi occhi. Ci ha mandato poche righe. Poi ha aggiunto: ‘Non può starle troppo lontano. Gli occhi, soprattutto…’
Testo di Marianna Borriello
Foto di Andrea Semplici
Pioveva. La prima volta che ho visto Venezia. Il cielo ribadiva il primato di riserva delle acque rispetto alla città abbandonata all’acqua come alla nascita o all’orgasmo. Da terra arrivo a Venezia. Io solida cittadina di quella parte di mondo che si dice maggioranza su un globo che continua a nominare terrestre nonostante la predominanza dell’acqua.
Entro a Venezia per gradini, raccoglimento, scomparsa e riaffaccio al mondo. Attraverso scalini di vetro. Il vetro non turba i colori della visione a venire. Nè corrompe l’anima di fragile tensione che la città sostiene. È orizzonte Venezia, una linea di demarcazione fra noto e ignoto. È in assedio Venezia, delle maree. Maree d’acqua, si. Maree di corpi, di pensieri, aspettative.
Raccoglie desideri, accompagna i sospiri e guarda all’oriente con apprensione e ammirazione.
Ricorda i primi amori, ma appartiene agli ultimi. Consacra la fotografia, la capacità di riuscire a fermare un tempo, fra le più penetranti forme espressive.
È una zuppa precotta passata al microonde o un biscotto di mais che frana in bocca con dolcezza e suadenza di grassi saturi. Non riconosce, nella sua esperienza decadente, la durezza delle forme neanche nel linguaggio. Pronunciare il suo dialetto corrode qualsiasi intenzione malvagia. Al mercato, prevedeva lunghezze minime per la vendita del pesce, che non si sa mai quale è il codice morale del giorno del mercante che incontri. Neanche piazza San Marco, d’altronde, è sempre una piazza. Si trasforma in pozzanghera d’acqua come per burla. E si cammina su assi di legno rialzati, come bestiame in passerella. Dal suo campanile
Soffia forte il vento a spazzare ogni dubbio sulla frontiera geografica emotiva e temporale che questa antica capitale del futuro demarca. Quassù Galileo ha ancora una scoperta da mostrare. Si decompone e si contrae, conferma la visione dei bambini sulla mutabilità delle cose. i suoi malati sono incurabili, le sua fondamenta, attracchi.
Respira di notte. Come le piante.
Non ha stagione, non ha età. È piena nel cosmo. Passaggio al mondo che verrà.
E’ ricovero venezia, per sirene smarrite.
(Marianna Borriello, 45 anni, vive a Cava dei Tirreni. Ha scritto ‘Orfane’, edizioni Oedipus).