Testo e foto di Donatella Penati Murè
(Carbamitù Photo and video Milano)
Ravenna centro storico. Ciottoli e case antiche che nascondono piccoli giardini e non solo. Tra la sepoltura del divino poeta e la stazione dei treni, accomunati dal destino del viaggio, chi per l’eternità e chi magari solo per le vacanze, c’è un’oasi che sembra essere il semplice trait d’union tra le due destinazioni. Tra l’esistenza dei brevi giorni piena di tanto e di niente e l’eternità contemplando Dio.
Monastero delle suore del Carmelo. Un portone a battente, una ruota di legno antico e la grata. E la piccola comunità femminile che, nonostante la clausura, non ha mai chiuso al mondo. Al bus che passa veloce carico di anime, al povero di credo lontano che cerca pace in nome del Dio globale, a chi si perde e vuole ritrovare un senso e poi a chi vuole donare se’ o piccole cose. Che la strada sia quella giusta vuole indicartelo anche l’onnipresente Martin, unico maschietto di specie canina che scodinzola felice tra le tonache “color manto di monaco”. Sarebbe contento anche San Francesco di questa piccola comunità.
Vita claustrale certo, con i suoi orari scanditi dalle preghiere e dalla contemplazione del Santissimo, dai lavori nell’incredibile orto racchiuso tra le case della città o nelle semplici faccende di “casa”, ma mai senza guardare il cielo e vedere “il mondo”.
E lo raccontano bene le undici monache che, specie le più giovani, hanno lasciato una vita piena di richiami per ascoltare un’unica voce, quella dell’amore universale.