Nei campi profughi palestinesi in Libano 2/3 della popolazione è senza lavoro e il 56% vive con meno di 6 dollari al giorno. La crisi siriana, dopo quella irachena, ha fatto gonfiare ancor di più la popolazione di questi campi dove i palestinesi vivono, in attesa di poter far ritorno nella propria patria, dal 1948. Nel campo beirutino di Burj Barajneh Camp l’anno nuovo porta un bel “food truck” in regalo. Eh sì! Le due associazioni Women’s Program Association e Alfanar, che già operano nel campo e assieme hanno avviato l’attività di catering, Soufra, hanno appena concluso una raccolta fondi internazionale per comprare un camion per la vendita di cibo di strada. Il sabato potranno così andare a vendere i loro manicaretti al Souk el Tayeb ed ampliare il loro business. Vengono preparati piatti tipicamente palestinesi con ricette che sono passate di mano in mano da nonna a nonna per generazioni ed è anche questo un modo per mantenere vive le tradizioni di questo popolo in diaspora. Ma è possibile trovare, tra i manicaretti di Soufra, anche un piatto tipicamente siriano, il muhammara, e un altro libanese come il kibbeh. Il team è composto da donne, quattordici, prevalentemente palestinesi ma la guerra ha portato nuovi profughi e da quest’anno il gruppo ha aperto le porte a due donne siriane.
Con il food truck sarà possibile uscire dal campo, vendere in altre zone della città e aiutare altre donne a mantenere la propria famiglia.

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