Parva Libraria, incontri e racconti a Firenze
testo e foto di Massimo D’Amato
Tranquilla e sedentaria, negli scaffali ordinati di una biblioteca; oppure vivace e movimentata, passando dal comodino al salotto, all’autobus, al treno. La vita di un libro non è mai uguale, provate a chiedere. Qualcuno conosce soltanto due mani, e potrebbe distinguere il tatto. Altri all’improvviso vengono dati in prestito e partono insieme a una persona estranea: nel tempo l’odore della carta si trasforma in profumo e il vapore della cucina inumidisce le pagine. Ritorneranno indietro? Una libreria ricorda la stazione, un libro è il biglietto di viaggio verso luoghi reali o immaginati. Si parte, con un sacchetto di plastica e lo scontrino in tasca. Un romanzo apre un panorama sconosciuto, vicino e lontano; con la poesia cerchiamo l’intimità, le scienze aiutano a comprendere il reale. Il tempo scorre insieme alle pagine, la vita di un libro è complementare a quella di chi legge, e il paesaggio quotidiano accompagna l’incontro: un giardino, la strada, il vento. Giorni mesi o anni insieme, poi le strade si dividono e inizia la seconda vita; dentro una borsa o una scatola di cartone, il nostro ex compagno arriva nella libreria che raccoglie i testi già letti. L’ambiente è tranquillo e si possono trovare altri oggetti e altre storie: dischi in vinile e locandine di vecchi film, insieme a riviste e fumetti condividono gli scaffali. Nelle stanze di Parva Libraria, in via degli Alfani vicino all’incrocio con via della Pergola, i romanzi e le poesie aspettano nuovi lettori; il gestore, Marco Capecchi, viene da Certaldo e il nome latino (piccola biblioteca) ricorda il convento di Santo Spirito con i locali che custodivano i libri lasciati da Boccaccio.
Nella vetrina che affaccia al numero 28r, vicino alla rosticceria cinese e davanti a un riparatore di biciclette, si vedono le donne di Klimt, le Mille e una Notte, la manifattura Chini e i lavori di Byron, illuminati e accatastati. Lassù in cima La messa dell’uomo disarmato di Luisito Bianchi, un romanzo dedicato alla Resistenza e ai partigiani bianchi.La porta si apre in un corridoio delimitato dai libri, e una vecchia fotografia incorniciata sopra una parete dipinta di rosso (il nonno e la nonna di Capecchi, ancora Certaldo) precede la stanza più grande: un tavolino con la lampada e due poltrone, e gli scaffali di legno con i testi in ordine. Un salotto? Forse. Parva Libraria è un luogo di passaggio, sembra la sala d’aspetto del binario 1: un collezionista, la professoressa di lettere antiche, le amiche e gli amici, Francesco che si porta la tazza di tè; le poltrone invitano a raccontare, nascono le discussioni, e poi ci sono gli incontri come quello settimanale della filosofia, e le serate trascorse a leggere Vita e Destino di Vasilij Grossman.I libri si sentono a casa, tutti insieme; le pagine hanno perso l’odore di inchiostro e l’umidità della cucina, ma non il ricordo del tempo passato insieme ai lettori, in giardino o nella strada. Chissà, forse di notte si raccontano storie.
Non esiste un vascello veloce come un libro per portarci in terre lontane né corsieri come una pagina di poesia che s’impenna. Questa traversata può farla anche il povero senza oppressione di pedaggio tanto frugale è il carro dell’anima.
Emily Dickinson