Testo e foto di Isabella Mancini

Migliaia di colpi. Dalla gola della cava si alza il suono incessante di migliaia di colpi inferti alle pietre. E fumo, quello di copertoni dati alle fiamme per aiutare il processo di rottura delle rocce di granito. E il puzzo della diossina. Siamo nella capitale del Burkina Faso, Ouagadogou e a pochi chilometri di distanza si trova questa voragine che accoglie nelle sue ferite centinaia di uomini e donne e bambini. Lavorano a cottimo, anche se si sono riuniti in cooperativa il livello di sfruttamento del loro sudore rimane alto come il segno sul muro che determina l’altezza del cumulo di pezzi di granito che gli consentirà di ricevere il pagamento. Non ci sono misure di sicurezza, le donne, giovanissime, si arrampicano sui fianchi di questa bestia inerte con le infradito di gomma ai piedi e 50 chili in equilibrio sulla testa e un figlio legato sulla schiena. I più grandicelli di questi bambini raccolgono pezzetti, schegge, contribuiscono a far si che quel cumulo di sassi paganti raggiunga il suo segno sul muro. Oggi, cento anni fa o un migliaio: la differenza sta nei copertoni dati alle fiamme, poco più. I turni di lavoro sono estenuanti, dieci, dodici ore per tutti. Uomini, donne e bambini. Non ci sono servizi attorno se non una scuola materna, e una elementare, un infermieria. 

Sono finanziate da una associazione italiana, così 150 bambini hanno un pasto al giorno, un luogo più salubre dove crescere, un primo livello di istruzione. In questo incredibile inferno in terra, che nella cava di Pissy sembra trovare il suo ombelico, la vita scorre nonostante tutto, la povertà, la malattia, il male, la violenza, la sopraffazione e lo sfruttamento. Lo raccontano bene gli scatti in bianco e nero di Francesco Noferini, scatti che continuano a girare per il Paese per far conoscere questa realtà e raggiungere nuovi sostenitori di questo progetto di solidarietà. Sono immagini che stanno qui nell’oggi ma ci saranno nel domani e ci raccontano di ieri. La pelle coperta dalla polvere, rigata dal sudore, i capelli coperti di sassolini, i piedi che si posizionano uno dietro l’altro per cercare la traccia dei passi precedenti nella speranza di non cadere. Una surreale tensione cristallizzata in grandi formati che ci portano dentro a questo vortice di vite umane.

Le donne e i bambini della cava di Pissy
Palazzo delle Arti
Fino al 30 giugno, dal martedì al venerdì dalle 10 alle 13 e sabato e domenica dalle 16 alle 19
Piazza Vittorio Veneto 27
0571 268262
museo@comune.fucecchio.fi.it

Ingresso gratuito.

Per chi volesse contribuire al progetto di solidarietà a sostegno dei bambini della cava di Pissy suggeriamo di consultare il sito web dell’associazione ASSOMIS