Testo di Isabella Mancini/ foto Luca Galassi
C’era una volta e forse c’è ancora. Avrà pensato così Mario Vargas Llosa, premio Nobel per la letteratura nel 2010, peruviano di origine ma spagnolo d’adozione, scrittore, poeta, saggista, politico, uomo dalle mille risorse e dalle passioni irrefrenabili, camminando a Firenze in cerca dei riflessi del Decamerone. La passione, carnale, la ricerca del piacere, ora e qui, è stato argomento della sua lectio magistralis nell’Aula Magna dell’Università di Firenze dove ha ricevuto la Laurea Honoris Causa (una all’anno ne consegna l’ateneo fiorentino). Poi da Firenze, dove ha trascorso l’inverno per studiare Boccaccio, i suoi carteggi, ma anche per ritrovare nei vicoli della città le inquietudini di quella peste propizia e feconda, almeno per la letteratura che ne trasse linfa per il Decamerone, è andato a Torino per ricevere un’altra onorificenza. In occasione di questa sua visita ha parlato del voto europeo plaudendo al “buonsenso” degli italiani in paragone alle scelte euroscettiche di francesi ed inglesi, ha parlato delle difficoltà che il sistema “democrazia” sta incontrando sulla sua via di crescita ma con noi ha parlato anche di Brasile, di Uruguay, di America Latina e dei profondi cambiamenti che sta attraversando. L’intervista con Mario Vargas Llosa sulla Rivista di Erodoto, in uscita a breve.