Testo e foto di Angela Mori
Lettere dal Giappone è un progetto letterario e fotografico che vede come protagonista Angela Mori in un taccuino “a puntate” in cui emergono piccole impressioni, scene e storie di viaggio attraverso la terra del sol Levante. “Incarti” è il suo quarto racconto per Erodoto108.
Si dice che la forma sia anche sostanza.
Ancora non mi sono data per vinta pero’, e ieri, come molte altre volte, entrando in un supermercato a Takayama, sono andata dritta verso lo scaffale dei biscotti nella speranza di trovarne di decenti che assomiglino vagamente a quelli che sono abituata a mangiare a colazione.
Ho afferrato una scatola, attratta dall’immagine che aveva il sapore delle cose genuine: uova fresche e farina.
Appena uscita dal supermercato ho aperto la scatola e quello che temevo si e’ palesato per l’ennesima volta sotto i mei occhi sempre piu’ increduli.
Nella scatola c’erano dieci biscotti: ognuno incartato e confezionato separatamente.
Se la confezione puo’ rendere un oggetto decisamente piu’ gradevole, le carote incellophanate una per una, fanno gridare pero’ vendetta all’ecosistema.
Questa mania dei giapponesi di dare importanza all’incarto dovrebbe rendere problematica la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. O almeno dovrebbe essere cosi’ in un Paese normale. In Giappone no.
Loro si possono permettere il lusso di incartare anche l’aria, perche’ evidentemente sanno come gestire tutta la filiera dell’immondizia.
Le strade sono lindissime nonostante non ci siano cestini per i rifuti nemmeno a pagarli oro.
La raccolta differenziata raggiunge livelli maniacali di organizzazione condominiale. I cassonetti della spazzatura che da noi diffondono quel tipico “eau de parfum” urbano che fa tanto civilta’ avanzata, sono un miraggio.
Nonostante per le strade delle grandi citta’ ci siano centinaia di migliaia di macchinette distributrici di bevande, non si vede neanche una bottiglietta o una lattina vuota sul marciapiade.
Il mistero sull’argomento e’ fitto e pieno di inquietudine.
Vedere pero’ con quanta cura la commessa, ti incarta anche una semplice coppia di bacchette, fa commuovere. Soprattutto poi quel loro modo di porgere gli oggetti con due mani, rende tutto incantato.
Per non parlare poi del gesto ossequioso che riservano al denaro che gli porgi, facendo di una banale compravendita, un rituale al pari della cerimonia del te’.
Sublime.
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