Ulrike Raiser è docente di Lettere, viaggiatrice autonoma con budget minimo e scrittrice. Per “Geografica” prende spunto da Erodoto 108 – Storie dall’esilio n° 4 e da “Il sogno delle mappe” di Paolo Ciampi, presentato nel live del 18 giugno, per approfondire il tema con un’attività didattica in sintonia con la filosofia della rubrica.
Se per me mappe e cartine hanno un fascino irresistibile, lo stesso non si può dire per i miei alunni, che spesso provano nei confronti di questi strumenti della geografia indifferenza o, peggio ancora, un vago senso di repulsione. Come fare allora per incuriosire i ragazzi e far capire loro quanto siano invece importanti le mappe e le cartine?
Ci ho provato proponendo loro di diventare costruttori attivi del loro sapere inventandosi un proprio mondo. È un’attività che mi piace sempre proporre sia alle classi dei più piccoli che a quelli di terza media; è bello e interessante vedere come un ragazzo vorrebbe che fosse il suo mondo, se potesse crearne uno. Non c’è nulla di nuovo in tutto ciò: inventarsi un mondo e costruirne la mappa è ciò che hanno fatto molti scrittori, tra i quali spicca sicuramente Tolkien. E, per rimanere più vicini all’immaginario dei ragazzi, è quello che fanno anche i programmatori dei videogiochi in cui le mappe rivestono un ruolo da protagonista.
Inventarsi un mondo e costruirne la mappa è un lavoro che inizialmente i ragazzi prendono come un gioco per poi rendersi invece conto della sua complessità; per questo motivo solitamente propongo l’attività come lavoro di gruppo e non individuale. La cosa più difficile è il riuscire a disegnare una geografia coerente con il mondo che si vuole inventare: i ragazzi non devono solo fantasticare su quello che sarà il loro mondo, ma devono anche decidere chi lo abiterà, che lingue si parleranno, che territorio avrà, che clima, che cultura, quali sono le distanze di percorrenza tra i vari luoghi…insomma, si deve pensare proprio a tutto! Quello che sembra un gioco, quindi, diventa poco a poco un apprendere e un mettere in pratica alcune delle conoscenze di base della geografia.
Una domanda tipica è ad esempio: “Prof. come facciamo a far capire che qui c’è una montagna?”. Ed ecco che improvvisamente le difficilissime curve di livello diventano finalmente comprensibili. Decidere quali caratteristiche avrà la popolazione che abiterà nel proprio mondo è una fase che richiede una capacità di ragionamento non indifferente e aiuta a comprendere perché la natura ha creato il mondo in cui viviamo proprio in questo modo…ogni essere vivente si è adattato al clima e al territorio in cui vive, lo hanno fatto le piante, gli animali e gli esseri umani. Capirlo mentre si sta inventando il popolo del proprio mondo è diverso dallo studiarlo leggendo le pagine del libro di geografia. Un mondo fatto di acqua, quindi, dovrà essere popolato da provetti nuotatori o creature dotate di branchie, in un mondo fatto di stelle dovranno vivere essere alati, in un mondo fatto di caramelle gommose e marshmallow (c’è chi si è inventato anche questo) gli abitanti dovranno avere il dono di fare grandi salti su un terreno morbido…insomma, largo alla fantasia, l’importante è che sia rispettata la coerenza con l’ambientazione!
Quando i mondi di tutti i gruppi sono stati creati si può anche fare un passo in più: le diverse popolazioni possono incontrarsi, allearsi, scambiarsi degli oggetti…in che modo lo decideranno i ragazzi. Nascono così delle storie davvero piene di emozioni! Indicazioni operative L’attività è da strutturare come lavoro a gruppi; è un lavoro che richiede tempo e che può essere impostata come attività interdisciplinare tra geografia, arte e italiano. Ad ogni gruppo si chiede di inventare un mondo e di strutturarne (ed eventualmente scriverle in un testo descrittivo) le caratteristiche in modo non realistico ma coerente; si dovrà poi disegnarne la mappa.
Alla fine ogni gruppo racconterà ai compagni com’è fatto il proprio mondo e spiegherà come fare a raggiungere il proprio regno e ad entrarci. Dall’incontro dei vari mondi nasceranno delle storie che possono rimanere narrazioni orali oppure diventare testi scritti che potranno anche comporre un piccolo libricino o un e-book.
Ulrike Raiser