testo e fotografie di Sabrina Maio

Un Carnevale. Uno dei tanti nella terra algida Elvetica.Uno vena sotterranea di vitalità nascosta che esplode nelle notti invernali per prepararsi all’addio del buio dell’anno.

A Rheinfelden, nel cantone Argovia, il carnevale si festeggia nei giorni canonici, e non spostato di una settimana come nella vicina Basilea che gli rende onore per tre lunghi giorni di spumeggianti feste e cortei. 

Rheinfelden si adagia sul Reno e guarda di fronte la sorella omonima tedesca, collegate da un ponte antico, da sempre guardiano delle acque provenienti da Nord.La cittadina, molto tranquilla e pittoresca, sembra sonnecchi tra i ritmi scanditi dai rintocchi delle campane delle tante chiese.

Le case dell’Altstadt, la città vecchia, addossate l’una alle altre rassicurano ed addolciscono con i loro  balconi fioriti. Nell’aria  è forte l’odore di zolle e di prati che si mischia con quello proveniente dalla fermentazione della birra dal vicino castello della Feldschlossen. I giorni e le ore qui sembrano abbastanza simili ed è solo il vento ad essere più birichino nel soffiare nella valle,ma mai tanto forte da minacciare i nidi di cicogne  incastonati nelle ciminiere delle fabbriche dismesse.

Ma a Carnevale l’antico spirito nordico irrequieto torna ad agitare gli animi. Sembra l’occasione per gli spiriti invisibili e per le tante divinità pagane nordiche di scorrere tra le torri e le vecchie vie della città. Carnevale assume delle sembianze vere e proprie di un enorme fantoccio e viene appeso ed immolato alla torre a nord di Obertorplatz, dove si preparano i banchetti di festeggiamenti grassi, fatti di leccornie di ogni tipo e di enormi boccali di birra. All’imbrunire del martedi grasso  compaiono le prime maschere di caproni e mostri medievali. L’uomo si sposa con l’animale, ne diventa la naturale prosecuzione. Ognuno indossa dei grossi campanacci che sbatacchia per allontanare gli spiriti cattivi dalle strade.
Tra il gozzovigliare delle mense grasse di arrosti di ogni tipo e kartoffel, servite in tutte le salse, e  fiumi di alcol e birre, si riscaldano vivacemente gli animi. Si balla, si canta e si osa fino al rintocco della mezzanotte. A quell’ora come per liberazione  Carnevale viene sciolto dalla torre e  trasportato a spalla da tanti uomini incappucciati in corteo. Un serpente di persone e bimbi in maschera, tra suonatori di tamburi martellanti e di pifferi irriverenti, accompagna fino alle sponde del Reno il fantoccio sacrificale. Qui viene dato alle fiamme, adagiato  e fatto allontanare sulle acque del fiume. Arriva il nuovo giorno e con esso nuova luce. Gli spiriti invernali si allontanano, spuntano i germogli ed i primi fiori. Anche nella Valle del Reno riprende il ciclo della Natura.