La più grande salina d’Europa è in Puglia. Sulla costa del Gargano. Dal 2018 appartiene a una multinazionale francese. L’uomo, qui, ha estratto ‘il solo minerale che si mangia’ fin dall’Età del Bronzo. Ha un nome monarchico: Margherita di Savoia. Ed è un preziosa area naturalistica.
Testo di Carla Reschia
Venti chilometri di costa nella Provincia di Barletta-Andria-Trani, cinquecento ettari di vasche all’interno di quattromila ettari di riserva naturale. La salina di Margherita di Savoia, ai piedi del Gargano, detiene molti record; con una produzione media annua di circa 5.500.000 quintali di sale, è la prima e la più grande d’Europa, ma anche la seconda più grande del mondo, ed è antichissima: risale infatti al III secolo a.C. ed era al centro di una delle principali arterie commerciali dell’epoca, la Via Salaria, appunto.
Una storia millenaria che oggi prosegue con l’indispensabile tutela necessaria per gli ambienti umidi. È, infatti, anche, un’area protetta, riconosciuta come zona umida di valore internazionale, e un esempio di integrazione fra attività produttive e tutela dell’ambiente.
Non è sempre stato così. Nel museo che ne racconta la storia, allestito in un vecchio magazzino del sale adiacente alla cinquecentesca torre delle Saline, le foto d’epoca sono tutt’altro che agiografiche. Raccontano una realtà quotidiana durissima di uomini, donne e bambini al lavoro scalzi o semi scalzi su grandi, ustionanti mucchi di sale. Storie antiche ma non dimenticate, che la guida rievoca raccontando di come il sale, unito al vento salmastro, al sole del Sud, ferisse, accecasse, bruciasse, chi comunque poteva dirsi fortunato di avere un lavoro.
L’uomo della preistoria già conosceva il dono del sale: si formava in modo spontaneo all’interno di cavità nel terreno argilloso lungo la costa. Tutto era nato da tre torrenti, il Cervaro, il Candelabro e il Carapelle che, trasportando una grande quantità di detriti, favorirono la formazione di una serie di isolotti costieri, dando vita a una laguna e, in seguito, a un cordone dunale ininterrotto che formò il lago Salpi, poi diventato pantano.
Di quest’epoca resta ancora un segno, le cosiddette vasche napoletane, due conche scavate su una piattaforma di pietra nell’Età del Bronzo che servivano per lo scolo dei sali di magnesio, più amari, dai cumuli di sale.
La prima a menzionare il centro abitato di Salinis è la famosa Tavola Peuntigeriana, riproduzione medievale del territorio dell’impero romano del III secolo dopo Cristo.
Tempi difficili, resi ancora più ardui dalle epidemie di febbri malariche tipiche del terreno paludoso e acquitrinoso, che tuttavia non impedirono mai l’estrazione del sale, con alterne fortune e cambi di proprietà, tra vescovi, templari, il casato svevo, gli Angiò. Fino a quando, nel Settecento, la salina fu acquisita dai Borbone, che la ritenevano “la più preziosa gemma della loro corona” e Carlo III chiese al celebre architetto Luigi Vanvitelli – sua la Reggia di Caserta – di progettare un impianto più moderno e funzionale. Un’opera di alta ingegneria dove l’acqua del mare compie un percorso di circa venti chilometri, con una pendenza, dall’inizio sino alla fine, di soli venti centimetri e che ancora oggi è il tessuto connettivo dell’impianto. Tra le innovazioni c’era anche un pensiero per le condizioni di chi vi lavorava: l’alberatura della strada che costeggiava le masse di sale, così che i salinieri vi trovassero riparo dal sole;
Dopo l’unità, cambiarono i monarchi e il nome del paese venne modificato nel 1879 in Margherita di Savoia, in onore della regina d’Italia, moglie di Umberto I.
Negli Anni ’30 un nuovo intervento, da parte di un urbanista di fama, l’architetto Pier Luigi Nervi (lo stesso della Sala Nervi, utilizzata per le udienze papali) dotò l’impianto di un avveniristico magazzino del sale, realizzato senza colonne portanti
Nel 2018, non senza polemiche, lo stabilimento è passato alla multinazionale francese Salins spa, leader europea e co-leader mondiale nella commercializzazione di sale industriale, sale stradale e sale alimentare per 16,7 milioni di euro.
Tutto, nell’area è legato al sale e alla sua storia, anche se il paesaggio è stato radicalmente trasformato dalla bonifica e dalla messa in coltura dei laghi. La città, stretta fra il litorale e le saline, ha una caratteristica struttura allungata e, nel tempo, si è estesa su una parte delle antiche saline. Nel XX secolo, infatti, è stata dichiarata area edificabile la cosiddetta “banda” Cappella, la zona meno produttiva e più elevata rispetto alle acque. Banda era il nome con cui venivano suddivise le aree, ognuna a sua volta frazionata in vasche chiamate vasi, che avevano funzioni e denominazioni diverse: scaldati, conserve, servitrici e campi. L’acqua marina entrava in salina tramite la foce del Ponticello, in corrispondenza del Porto Canale, aperta nei mesi di aprile e maggio, poi veniva spostata negli scaldati, cioè nelle aree di evaporazione e quindi trasferita, attraverso canali detti vallati, nei vasi di conserva. Successivamente passava nelle servitrici che, ancora oggi, hanno la funzione di servire i campi. A luglio e agosto i salinieri frantumavano la crosta di sale con le zappe e ammucchiavano il sale formando delle piccole piramidi. Il sale veniva poi trasportato a spalla con sacchi o ceste fino agli ammassamenti e quindi in spiaggia dai cavallari. Qui caricato su piccole imbarcazioni a vela e portato fino ai velieri ancorati al largo.
Oggi tutto questo rimane solo nelle testimonianze storiche e nelle immagini d’epoca ma l’estrazione del sale, affidata al sole e al vento, è fondamentalmente la stessa.
In cambio la salina, dichiarata nel 1977 area naturale protetta, è un osservatorio ideale per il birdwatching in un ambiente unico, dove la concentrazione di sale regala incredibili riflessi rosati alla laguna. Tra le oltre settanta specie di uccelli che la frequentano, i più spettacolari sono il fenicottero rosa e il cavaliere d’Italia.
Nei terreni della zona poi, grazie all’alta salinità e alla peculiare fertilità del suolo, prosperano le aziende agricole biologiche, famose per il sapore unico dei loro prodotti.
E poi c’è l’enorme, lunghissima spiaggia di sabbia ferrosa, affollata da ben 90 stabilimenti balneari, deliziosamente deserta fuori stagione, e le terme, dove l’onnipresente sale diventa un momento piacevole di relax e di cura.