Testo e foto di Giuseppe Riccardi/
Puoi passare una vita intera tra due strade e una piazza, ma se non apri bene gli occhi ci saranno sempre storie che non riuscirai mai ad incrociare, a raccontare.
Era un caldissimo pomeriggio d’agosto e passeggiavo tra le vie del centro storico, macchina fotografica alla mano. Mi affascinano i posti angusti, claustrofobici. Volevo fare qualche scatto in più da inserire in un mio vecchio lavoro che conciliava l’interesse per i vecchi mestieri e le piccole attività di quartiere.
Giro l’angolo tra via Domenico Capitelli e Vico Quercia ed eccolo lì, seduto su una sedia per strada ad aspettare il prossimo cliente.
Mario lavora da 60 anni come ciabattino. Dice di essere l’ultimo rimasto, almeno a Napoli. Il cosiddetto solachianiello ripara scarpe, sandali, stivali, anfibi e tutto ciò che si possa calzare. Impugna il martello, la spatola, il coltello , sparge la colla, lucida le calzature e poi se le guarda orgoglioso. Un antico mestiere e senza futuro alcuno. La logica del consumo ha ridotto questo lavoro ad una pura rarità.
Eppure Mario dice che c’è ancora chi, soprattutto quando arrivano le prime giornate di pioggia autunnale, si precipita nella sua botteguccia per farsi mettere a nuovo quel paio di scarpe buone.
Passa intere giornate nella sua attuale puteca, il suo piccolo laboratorio. Prima era un negozio di vernici e materiali utili per giovani writers, oggi appare come un piccolo emporio pieno di piccoli modellini d’auto, vecchie videocamere, macchine fotografiche, giocattoli di gomma, elettrodomestici oltre che di scarpe.
“Si nun mittete e sold ncopp’ o bancone e scarpe pigliano polvere. Grazie”
Riecheggia un pò ovunque, tra quelle quattro mura, il monito al pagamento rapido per il servizio, altrimenti le scarpe restano a prendere polvere!
Gli avevano chiesto circa duemila euro per ridipingere tutti gli interni del suo locale ma Mario invece ovviò alla questione tappezzandolo di donne, la sua vera passione. Ce ne sono per tutti i gusti e di tutte le età. Donne dello spettacolo o celebrità dell’hard. Ritagli di giornale, calendari e fotografie.
Cominciò a lavorare quando aveva soltanto sette anni. Lui insieme al fratello portarono avanti una piccola fabbrica nei Quartieri Spagnoli di Napoli per circa mezzo secolo. Era “o mast” e le cose all’epoca gli andavano abbastanza bene. Poi la crisi, la vendita e fine dell’attività. Durante gli ultimi dieci anni è stato costretto a trasferirsi nel cuore del centro storico tra il quartiere di Montesanto e Piazza del Gesù Nuovo. Oggi fà solo gli “aggiusti” per pochi euro, quelli sufficienti per essere di buon umore.