Tre giorni di pellegrinaggio in bassa stagione: analisi del master plan di Medjugorje
Testo e foto di Gianluca Longhi
Ad Ancona incontriamo il primo gruppo di pellegrini. Sono mediamente sulla cinquantina, per la maggior parte donne in sovrappeso. L’accompagnatore è un ragazzo che sul viso mostra ancora le cicatrici di un’esplosiva acne adolescenziale. Dopo il selfie di rito davanti alla biglietteria marittima, la comitiva intona un inno alla Gospa.
Per Bukowski la gente è il più grande spettacolo del mondo ed è proprio per questo pellegrinaggio tra i pellegrini che stiamo per imbarcarci per Spalato, in direzione Medjugorje. A quasi 35 anni dalla prima apparizione della Madonna il piccolo borgo tra le colline Podbro e Kristevaz ha polarizzato milioni di fedeli e contributo a far lievitare l’esiguo PIL della Bosnia Erzegovina.
Spero che questo nugolo variopinto di pellegrini sia un’anticipazione di quello che ci attenderà durante il viaggio. Mi piacciono gli aspetti pop della religione, dove la fede va a braccetto con il consumismo, dove i mercanti dal tempio non vengono cacciati ma accolti come dei redentori. Al santuario del Caravaggio (Bergamo) ho visto un candelabro dove puoi accendere le candela votiva elettrica pagando col bancomat. Ho sentito di un casinò americano che ha acquistato per 28.000 dollari un toast al formaggio sul quale le bruciature hanno tracciato un ritratto della Vergine Maria. C’è un senso di religiosità francescano e austero che contrasta il turbocapitalismo e predica la povertà e ce n’è un altro, più di stampo americano, che non solo non oppone resistenza, ma si lascia trasportare e ne asseconda gli aspetti più spinti e pacchiani. Il mio non credere più in nulla – sono anch’io un prodotto di questi anni – mi fa amare tutto ciò. Ma è una passione triste perché tutt’attorno c’è il vuoto, il buio.
Ancona trasmette un’idea di trascuratezza. La zona portuale è deserta. Solo una nave in partenza. L’imbarcazione che stiamo per prendere viaggia quasi vuota, ma al suo interno è previsto il solito canonico intrattenimento: un piano bar, un cantante che cerca di coinvolgere i pochi presenti con i più noti pezzi della musica leggera degli anni ’60. Per una buona ora sembra non ottenere alcun cenno di partecipazione poi, come per miracolo, scattano le danze. Qualcuno tra i presenti comincia a muoversi flaccidamente sulla pista, seguono alcuni balli di gruppo che si concludono con l’immancabile trenino, catarsi erotica oltre il quale c’è solo il ritorno sulla propria sedia un po’ più tristi e silenziosi, come post coito.
Dal punto di vista del marketing, il modello Medjugorje è la fase storica più avanzata in fatto di apparizioni mariane: le cosiddette apparizioni seriali. A partire dal 24 giugno 1981 la Madonna infatti ha comunicato con i veggenti, che a quel tempo erano adolescenti, migliaia di volte perché questi hanno la facoltà di cadere in estasi a cadenza settimanale, mensile o annuale ovunque essi siano (da qui la possibilità di organizzare vere e proprie tournée mariane). La Madonna condivide con i veggenti messaggi di pace e di amore che questi riferiscono ai fedeli. Il fatto che la Madonna appaia (ai veggenti) è un miracolo, ma che appaia ovunque e ad orari prestabiliti è una mossa trionfante di marketing.
Ci sono molti aspetti che fanno arricciare il naso agli scettici che riconoscono in Medjugorje una disneyzzazione di un luogo santo generata da un eccesso di postmodernità e un immenso inganno, perpetrato a milioni di creduloni. I veggenti si sono arricchiti, qualcuno si è trasferito negli Usa, quasi tutti sono entrati nel business dei viaggi e della ricettività turistica. Sono aspetti che non mi interessano e che chiunque può approfondire con una ricerca sul web, sia che siate pro sia che siate contro troverete facilmente una ricchissima letteratura in proposito.
Medjugorje è una meta veramente low cost solo per chi si affida ad un viaggio organizzato. Avendo percorso Milano – Ancona in treno, Ancona – Spalato in nave e Spalato – Medjugorje in bus, il tutto da turista indipendente, il viaggio di sola andata mi è costato almeno 100 euro. I gruppi di pellegrini che arrivano dal Nord Italia giungono direttamente con il pullman dalla località di partenza a prezzi molto più contenuti. Il “pacchetto” comprende il viaggio e l’albergo con servizio di mezza pensione o pensione completa. In molti tour è previsto anche l’accompagnamento di un sacerdote incaricato a fare da guida spirituale per tutta la durata del soggiorno. Noi, che abbiamo raggiunto in modo indipendente Medjugorje all’andata, abbiamo cercato di unirci ad un gruppo di pellegrini per il ritorno: fallendo. Siamo arrivati al punto di telefonare ad un certo sig. Mario, leader maximo del va e vieni dei pullman privati Italia – Bosnia e ci siamo sottoposti all’annuncio in Chiesa da parte di una suora alla fine della messa in italiano: “pellegrini cercano passaggio per l’Italia per la giornata di domani, se qualcuno ha un posto in più, prego si faccia vivo”. Nessuna risposta (da dio e dagli uomini)!
Da Spalato si giunge a Medjugorje con la corriera Autotrans, dopo un viaggio di 4 ore in cui si accarezza la costa croata tra curve, panorami mozzafiato, promontori e insenature, per poi penetrare nell’entroterra. La destinazione è ubicata a pochi km dopo confine croato. Quando attraverso il finestrino vedo un distributore recante la scritta Medjugorje Oil capisco di essere arrivato.
La fermata degli autobus è situata a poche centinaia di metri dal centro del paese e resta una stazioncina sonnacchiosa dall’indole post socialista dove è difficile estrapolare informazioni dallo scorbutico personale. Da essa ci si immette subito nella via principale di Medjugorje, dedicata a Giovanni Paolo II, che è una sequenza continua di negozi di paccottiglia religiosa: rosari, statue, calamite, quadretti, adesivi, borse, magliette, medagliette, bicchieri, liquori, astucci, matite, penne, gomme, arbre magic e tazze per la prima colazione su cui la Madonna si manifesta se riempite di liquido caldo. Ovunque si parla fluentemente italiano e la moneta che va per la maggiore è l’euro, ma vengono accettate anche kune e marchi bosniaci. Non sembra un caso che il cognome più diffuso a Medjugorje sia “Soldo”!
I prezzi della merce religiosa in vendita nei bazar sono stracciati, la maggior parte dei prodotti è di fabbricazione cinese ma non mancano pregiate sculture linnee realizzate da artigiani locali. Il fatto che i prezzi siano così bassi mi fa pensare che l’oggetto non riesca a “dotarsi di anima”. Ci sono situazioni in cui la gente accetta di acquistare un prodotto anche se il suo prezzo è decine di volte superiore al suo costo di produzione. In pratica l’esperienza vissuta carica l’oggetto di valore ed il consumatore accoglie di buon grado di spendere cifre elevate. Nella Lourdes balcanica la concorrenza e la quantità di merce sono tali che non si realizzano rincari sensibili da parte del negoziante. La Gospa non fa lievitare i prezzi. Qua si punta sulla vendita di grandi quantità di merce (sono presenti stock di 25 rosari venduti in blocco) allo stesso cliente.
Il rosario che acquisti, nel momento in cui lo compri resta mera merce, seppur religiosa. A santificare l’oggetto è la sua benedizione che avverrà in chiesa rigorosamente dopo l’acquisto dello stesso. Il pellegrino acquista centinaia di cartoline o santini perché il prezzo di vendita è di poco superiore al suo costo di produzione. Lo stesso pellegrino farà benedire i santini e poi li regalerà ad amici e conoscenti promuovendo in modo virale Medjugorje, diffondendo il brand.
Nonostante avessimo compiuto il viaggio in bassa stagione in un periodo privo di estasi, ho notato una discreta presenza di pellegrini italiani, moltissimi meridionali, in prevalenza anziani, ma non mancavano giovani coppie. A differenza dell’altro competitor in fatto di pellegrinaggi, Lourdes, era esigua la presenza di persone visibilmente malate, disabili, arrivate in loco per chiedere grazia o guarigioni miracolose.
Da un lato questo lo collego alla difficoltà del viaggio (a Lourdes si arriva anche in treno) dall’altro alle diverse aspettative del pellegrinaggio: qua si viene “per stare in pace con se stessi, per rilassarsi, per ricaricare le pile”, dice un pellegrino. I bisogni che soddisfa la Madonna a Medjugorje sono differenti da quella di Lourdes. Qua il pellegrino ha le sembianze del turista, dopo la messa non disdegna una birra, in paese è presente anche un pub; gli alberghi non dispongono di camerate, con possibilità di cena e pernottamento a prezzi “da pellegrino” (vedi Santiago di Compostela), ma sembrano i classici tre stelle presenti su tutta la riviera adriatica, tutti uguali, dove tutto è pulito e funzionante, anche se un po’ anonimo. Il prezzo medio è di 40 euro per una doppia con colazione inclusa. Tutte le hall sono tappezzate di immagini raffiguranti la Madonna. Anche le password di internet sono a tema mariano. Con IloveGospa si riesce a bucare parecchi wifi del paese. Per molti altri basta inserire la data della prima apparizione seguita o preceduta dalla keyword Gospa.
Chiedere l’elemosina in paese è vietato, i mendicanti non sono graditi, anzi sono cacciati. Il pellegrino tradizionale che bussa alla porta senza farsi annunciare, senza alcuna prenotazione o soldi da spendere non ha alcuna legittimità nel master plan Medjugorje. L’ospitalità delle famiglie ai pellegrini moderni non è più gratuita ma si trasforma, completando l’offerta di alberghi, in bed & breakfast/ room and breakfast (sobe) che permettono alle famiglie locali di integrare il proprio reddito facendo pagare ai moderni pellegrini un prezzo consono, definito in base alle leggi del mercato, per i servizi erogati. Il pellegrinaggio, che un tempo era caratterizzato incertezze, pericoli e dall’abbandono della routine della vita quotidiana, diventa una confortevole vacanza non priva di momenti di svago.
Un ristoratore italiano, residente da qualche anno, ci svela un po’ di aspetti nascosti della vita a Medjugorje. Aprire l’attività è stato disagevole, causa balzelli burocratici, tasse ed elevati anticipi sull’affitto del locale. I prezzi al metro quadro sono simili a quelli italiani, anche se le possibilità di business sono notevoli se si pensa che in una settimana da record arrivarono oltre 100.000 pellegrini.
Bisogna però tenere conto della concorrenza: ristoranti e pizzerie, che offrono piatti di tutti i tipi, sono presenti in quantità abnorme, per non parlare delle decine di alberghi. Il sistema delle apparizioni a date programmate ha fatto sì che i tour operator concentrassero i viaggi in quei periodi alternando momenti di lavoro extra a momenti di vuoto. C’è un po’ di risentimento verso questo sistema che non permette ai commercianti di guadagnare tutto l’anno, ma che genera repentini passaggi tra altissima e bassissima stagione.
Se ad un primo sguardo sembra tutto perfetto, basta gettare lo sguardo oltre la prima fila di case per scoprire che anche qua è scoppiata la bolla immobiliare. Decine di scheletri di palazzi la cui costruzione è stata iniziata e poi abbandonata. Ovunque sono presenti case ingrandite, aumentate di superficie, con un piano aggiunto costruito grossolanamente. Come se si dovesse approfittare di un piano casa dell’ultimo minuto.
Il flusso copioso di pellegrini non ha generato indotto alle località limitrofe. Sono pochi coloro che si spingono a vedere le (poche) bellezze naturalistiche circostanti o addirittura fino alla città Mostar. Una volta assistito alla messa, all’adorazione, essersi confessati in una delle numerosissime postazioni dotate di semaforo per regolare la coda dei penitenti, il must dei pellegrini è l’ascesa sul Podbro, dove la Madonna apparve la prima volta alle adolescenti: venti minuti di salita tra ginepri e pietre aguzze un po’ arrotondate dall’incessante calpestio, che alcuni percorrono scalzi, e il Kristevaz, la cui ascesa è più lunga ed erta, sul quale campeggia una enorme croce bianca e dal quale si domina Medjugorje e la campagna circostante, ricca di viti e frutteti.
Parliamo con una coppia di anziani toscani, pellegrini quasi stanziali, vengono da quasi 30 anni e ogni volta trascorrono a Medjugorje qualche mese. Prendono un appartamento in affitto, così se la cavano con 300 euro al mese. Loro hanno visto Medjugorje prima che sorgessero ristoranti, alberghi e negozi. Ci vengono perché “qua si prega benissimo, meglio che a Lourdes o in Terra Santa”. Per loro la presenza della Madonna è palpabile. Durante il regime di Tito per alloggiare dovevano andare nell’hotel di stato a Citluk o chiedere ospitalità alle famiglie locali, che però temevano ripercussioni in quanto accogliere pellegrini era illegale. Anche durante la guerra si sono sempre sentiti al sicuro, per la presenza della Madonna, e non hanno mai pensato di rimandare un viaggio.
Ogni anno milioni di cristiani giungono a Medjugorje alla ricerca di pace. Hanno molte paure, come tutti, solo che loro nella Madonna hanno trovato delle risposte e delle consolazioni. La sensazione di pace è palpabile. Penso a quanto sarebbe terribile per loro se i veggenti decidessero di annunciare che si sono inventati tutto, che hanno cominciato per gioco poi la storia è diventata più grossa di loro e così sono andati avanti a fingere per decenni. Mi immagino il ghigno degli atei e razionalisti che hanno sempre considerato la storia delle apparizioni una bufala, architettata con francescani e nazionalisti croati. Anni fa avrei riso con loro, ora sostengo che non importano gli stratagemmi che ciascuno si inventa in cambio di un pizzico di serenità per affrontare nel migliore dei modi questa sofferta e precaria permanenza sul pianeta terra.
Così, la domanda che mi coglie, alla fine dei tre giorni di permanenza a Medjugorje è: perché mi sono trovato in questo luogo in veste di osservatore e non in veste di pellegrino? Anch’io, come tutti, ho paura della morte, della malattia. Pure io ho bisogno di una fede, di una guida. Eppure la religione non ha su di me alcuna presa: tutto è regolato dal caso.
A Spalato, pochi minuti prima della partenza, entro di slancio in un casinò automatico per giocarmi le kune rimaste alla roulette elettronica. E’ un luogo “osceno” che emana un odore di sigarette Nazionali, con delle putride pareti rosse e qualche poltroncina che ti aspetteresti di trovare in un cinema a luci rosse. Sono convinto di perdere la giocata, invece, colpo di scena, al primo colpo esce il numero che ho puntato. Statisticamente c’era una possibilità su 37 che questo accadesse. Incasso ed esco a cambiare le poche kune in euro e penso a che straordinario colpo di roulette hanno vinto a Medjugorje, nel mezzo del nulla, quando in quel giorno del 1981, proprio lì, la madonna decise di manifestarsi.