Testo di Anna Untitla
Fotografie di di Francesco Giannico
“Paesaggi sonori” non è un titolo (una scatola poetica vuota): un paesaggio sonoro è un oggetto reale. Lo sanno tutti quelli che in Italia ci lavorano (e in Italia di più, e più scientificamente, che in altri paesi). Lo sa Glooscap, che dal 2013 traffica con gli archivi immateriali. Lo sa Francesco Giannico, uno dei fondatori dell’Archivio Italiano dei Paesaggi Sonori, responsabile di questo laboratorio essenziale, tecnologico quanto serve e umanistico senza retorica. Lo sa Michele Cera, ricercatore di paesaggi viventi, soprattutto del sud, altro responsabile del lab ma per la parte fotografica. Lo sanno quelli di CAVO Fest, musica elettronica negli ipogei (!). Lo sa Daniele Ciliento, responsabile coi volontari Xiao Yan del parco archeologico di Santa Geffa e pure del Palazzo Beltrani, chiesa medievale affogata nella campagna tranese e palazzo civico dei più importanti della città. Lo sa Beppe Massara, un po’ più che produttore musicale.
Una tale concentrazione di saperi e voleri poteva facilmente generare un mostro di retorica associazionistica, invece il 29 novembre a palazzo Beltrani, che abbiamo assistito alla performance elettroacustica collaborativa conclusiva dei lavori del workshop, è sembrato tutto semplice e per niente pomposo. Una session di improvvisazione musicale elettronica di impianto classico, vale a dire un direttore (Giannico) e cinque esecutori al computer, ovvero dieci occhi mobilissimi che scivolavano dagli schermi a Giannico, il quale passeggiava a pesanti passi e dirigeva carezzandosi la guancia, allisciandosi un immaginario pizzetto, dandosi un colpetto alla tempia e via così.
Il workshop si è tenuto a Trani il 28 e il 29 novembre. È consistito in perlustrazioni nel parco archeologico di Santa Geffa e nella Lama di Palmareto, durante le quali i partecipanti hanno raccolto suoni (veri suoni dal paesaggio appunto), e immagini (vere pose di un paesaggio ripreso nella sua vita quotidiana) per poi scomporli per poi ricomporli. Parlando sia delle immagini (tracce video) sia del trattamento dei suoni (tracce audio) ci ha colpito una scrittura senza fronzoli emotivi. Non fredda anzi poetica ma rigorosa, come può esserlo un rilievo. Insomma ti accorgi subito che tutto questo non serve tanto a stimolare creatività o a nutrire l’immaginario (fotografando, facendo musica, insomma arte), quanto piuttosto a restituire alla nostra attenzione, e poi alla nostra memoria, un paesaggio vivente in forma archiviabile. Una bella sorpresa, un bel modo di riempire di concretezza e poesia vera questa parola territori, che a ogni maledetto evento o produzione culturale rischia di collassare per svuotamento.
La mostra delle foto (con tappeto di suoni) è visibile a Palazzo Beltrani (Trani) fino a domani, 5 dicembre, tutti i giorni, dalle ore 11 alle 13 e dalle 18 alle 20 (i prefestivi e i festivi fino alle 20.30), esclusi i lunedì.
INFO
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