Testo e foto di Nino Guidi
La Via degli Dei, l’etichetta di un itinerario escursionistico ormai famoso, incollata su una striscia di costa lunga una giornata di cammino. Secoli di storia stratificati attraverso influenze architettoniche, usi e costumi, saperi e attività artigianali.
Un bel profilo di costa, paesaggi di indubbia suggestione che uniscono Bomerano, località di partenza, a Positano, fine tappa di charme. Cercavo nuove storie da raccontare ai futuri compagni, nuovi legami con il territorio per affezionarmi all’idea, per motivare i miei passi. Un viaggio che nasceva da necessità, la sostituzione di una guida indisposta. Come un cruciverba bislacco, il toponimo che definiva una catena di monti a me sconosciuta, quella dei Lattari e il nome di un ostello diventavano il filo rosso del viaggio, da srotolare e alimentare per esplorare e conoscere.
Tra il Settecento, il Novecento e i tempi nostri. Dal mare romantico alle rughe di roccia e di bosco, agli orridi e alle balze lavorate fino a sfiorare il cielo di montagne affascinanti. Non prime donne come le Dolomiti, anche se fatte, in parte, della stessa materia. Non profili da copertina ma con fianchi modellati di grande valore e interesse. Agrumeti, vigneti e altri coltivi che danno motivo per la cura dei muri in pietra. Una Campania sorprendente, terre custodite dove le seconde case hanno ragione di essere ed esistere come compendio a residenze vissute. L’uomo presidia realtà preziose e alimenta economie che ravvivano le comunità. Piccoli centri nelle terre di mezzo dove ancora si incontrano botteghe e aziende, ristoranti, alberghi e piazze festose.
Villaggi ameni per i foresti, spersi tra le pieghe di un Italia dalle mille incredibili facce. A Scala, novecento anni fa, nasceva Fra’ Gerardo Sasso, fondatore dell’ordine dei Cavalieri di San Giovanni (di Malta). Più in avanti nel tempo, i Monti Lattari avrebbero adottato il giurista e alpinista Giustino Fortunato, uomo di valore e senatore nella Prima Repubblica post guerra e, soprattutto, in mezzo, Agerola avrebbe dato i natali al Generale Paolo Avitabile.
Un profilo, forse, meno alto dei primi due ma che avrebbe lasciato ai posteri un’eredità e una restituzione che, forse, neppure avrebbe immaginato. Da Agerola, borgo agricolo a seicento metri tra i castagni e il mare che luccica, all’inizio dell’Ottocento, iniziava la carriera militare come soldato di artiglieria per combattere con l’esercito di Murat. Guadagnati i gradi di tenente con i francesi andava a giocarsi il suo “scoppiettante” curriculum nella guerra delle Due Sicilie. Le battaglie, per fortuna finiscono da una parte ma, purtroppo, ricominciano da un’altra.
In cerca di nuove avventure aveva seguito l’amico Generale Ventura in Afghanistan e aveva combattuto per il Maraja Ranjit Singh che aveva costruito l’impero Sikh. Avitabile aveva fondato la città di Wazibard ed era divenuto Governatore di Peshawar. La sua fermezza per il mantenimento dell’ordine pubblico lo portava ad usare pratiche spicce per punire i reati nelle terre amministrate. Disciplina e metodi poco ortodossi alimentavano l’alone di terrore che si era creato intorno. Ancora oggi, tra i bambini discoli, in Oriente, per spaventarli si usa richiamare il lupo cattivo nostrano che qui porta il nome e cognome di Abu Tebala (Avitabile).
Fama o dicerie, comunque, avevano spinto anche la corona inglese a chiedere il suo aiuto per risolvere la questione afgana. Poi la carriera finisce e arrivano onori e privilegi per questo uomo che se ne torna ad Agerola con alcuni singolari doni oltre a floride finanze. Un torello, due vacche gravide e una vitella razza Jersey che il Governo inglese imbarca, in barba alle norme, come riconoscimento dei suoi preziosi servigi.
Avitabile decide di proseguire la tradizione agerolese nell’allevamento di bovini che in queste aree montane risale al terzo secolo. Combina alcuni incroci con quelle esistenti portate dai Borboni e dà vita ad una nuova razza adatta al territorio e al clima. Quella agerolese che, pur nel rischio di estinzione, oggi fornisce il latte per la produzione del tipico “Provolone del Monaco”.
Avitabile non limita il suo tempo allo sviluppo agreste ma costruisce un castello che domina il borgo nativo. Una posizione invidiabile, affacciata sul mare, una pineta e un parco che si allungano fino alla piazza centrale del paese. L’ ingresso importante, due corpi uniti da un lungo porticato dotati di stanze per il personale e stalle per i cavalieri e un nome per la proprietà “Beata Solitudo” che ben si addice all’uso a cui è stata destinata prima e dopo la guerra.
Il castello, con l’avvento di Mussolini, cambierà decisamente aspetto e diverrà una delle tante colonie per i bimbi del tempo, nel caso montana come ricorda la scritta che reca sulla facciata. Poi arriva la decadenza, l’abbandono fino a qualche tempo fa. Una diversa sensibilità verso i beni di Stato, per la conservazione e il recupero unite a privati illuminati e scelte virtuose portano, oggi, a soluzioni che il Generale Avitabile plaudirebbe, di sicuro, con un poco di soddisfatta sorpresa. Il corpo di ingresso nel 1949 diventa ostello, uno dei primi in Italia e poi anche campeggio; le stalle divengono locali di servizio e le stanze per altri cavalieri moderni, i camminanti e i viaggiatori motorizzati.
Per il resto, dopo l’oblio, arriva la rinascita per l’antico Castello, oggi Università del Gusto. Dalle stellette militari conquistate sul campo alle stelle, di ben altro valore etico di Heinz Beck, famoso chef tedesco che dirige il ristorante “La pergola” a Roma, il massimo riconoscimento nella capitale che la guida Michelin gli ha riservato per il livello di ristorazione, tre stelle
Lo chef pluristellato è chiamato a dirigere il neonato Istituto, inaugurato proprio in questo anno con corsi di formazione professionale di ogni livello. Una bella scommessa per Agerola, per il territorio campano e per gli Dei, che avranno un bel daffare. Dovranno rinunciare agli scogli di Punta Campanella e vegliare sulle buone sorti della nuova scuola d’eccellenza. La “loro” Via rimarrà il cammino di giornata ma una bella storia e molto altro intorno amplieranno gli orizzonti e terranno vivi i Monti Lattari e le sue genti