Testo e foto di Giovanni Donadelli, curatore del Museo di Geografia di Padova
– Non mi aspettavo un museo coinvolgente e una geografia così…
– Così come? lo incalzo io.
– Così interessante!
Edoardo abita a Vicenza e avrà circa trent’anni. È venuto al Museo l’estate scorsa per accompagnare Alice, la sua ragazza, che a differenza sua era curiosa di vedere il Museo scoperto per caso grazie ai social qualche mese prima.
L’esperienza l’ha spiazzato. Il tono informale della visita e la bellezza degli ambienti l’hanno sorpreso. I racconti dell’esplorazione in Terra del Fuoco o delle misurazioni in Marmolada l’hanno coinvolto e stupito. Si è emozionato nel vedere i globi celesti del Seicento e il funzionamento del barotermoigrografo. L’ultima sala poi, quella in cui consegniamo il messaggio più profondo, l’ha addirittura commosso.
Come molti altri visitatori e visitatrici, Edoardo al termine della visita era estasiato. L’esperienza è stata tanto inaspettata quanto apprezzata.
Non capita con tutti i visitatori, certo, ma quando capita mi inorgoglisco perché sento che il Museo è riuscito nel suo intento di accendere nei visitatori la curiosità verso una scienza, quella geografica, che parla del nostro saper stare al mondo e di cui ciascuno di noi può essere un valido interprete.
Il percorso museale comincia dal legittimare l’eventuale disaffezione del visitatore per la geografia. È un passaggio che riteniamo importante e che proponiamo anche agli studenti universitari e alle scuole di ogni ordine e grado. Se la geografia non piace non è certo “colpa” loro, dei ragazzi, o “sua”, della geografia, ma di chi la propone senza esserne affascinato e riconoscerle un imprescindibile valore educativo e formativo.
Per questo al Museo ci impegniamo a “lavorare di cuore” sulle collezioni, a riscoprire le narrazioni possibili e adattare i messaggi in base alle esigenze dei nostri pubblici.
Ai giovani, in particolare, destiniamo molte energie. Per loro progettiamo laboratori, visite, eventi ed escursioni mirate a far vivere la stessa meraviglia sperimentata da Edoardo attraverso la relazione con quattro ambiti che al Museo sentiamo essere imprescindibili:
– relazione con l’ambiente. Non ci troviamo in una classe, ma in una casa della geografia. Qui l’arte geografica è stata scritta, raccontata, disegnata, interrogata, studiata, insegnata, amata e vissuta, per oltre 150 anni. È importante che questo messaggio passi.
– relazione con i temi. Gli studi geografici patavini hanno indagato diversi ambiti del sapere, a varie scale, usando una varietà di metodi scientifici che hanno avvicinato nella teoria e nella pratica le scienze naturali e quelle sociali. Ci teniamo che questi temi e questi approcci emergano.
– relazione con gli oggetti. Il Museo custodisce strumenti, carte geografiche, atlanti, globi e plastici di varie epoche, utilizzati allora per la ricerca e l’insegnamento, e oggi testimoni preziosi, attivatori di domande e maestri insostituibili nella didattica disciplinare. È arricchente poterli vedere e capire come funzionano.
– relazione con le persone. Dietro alle ricerche, agli strumenti e alle storie che custodiamo al Museo ci sono uomini e donne, che con il loro lavoro possono ispirare le nostre azioni. È citando i loro nomi che offriamo un’anima alle storie che li hanno visti protagonisti e diamo valore a quel che facciamo oggi al Museo.
Per promuovere quella che in questo blog è chiamata didattica della meraviglia, a questi quattro ambiti di relazione aggiungiamo poi passione e fantasia, due ingredienti che abbondano nello staff del Museo e dei quali andiamo molto fieri perché ci permettono di coniugare la geografia con una molteplicità di strumenti (dai globi ai droni, dai meme ai visori stereoscopici) e di sfondi integratori (da Harry Potter al Piccolo Principe, dai pirati agli esploratori polari).
I risultati del nostro lavoro sono evidenziati dai numeri. Nonostante i postumi della pandemia, quest’anno hanno partecipato alle attività didattiche proposte dal Museo circa 2500 studenti e studentesse provenienti da scuole di ogni ordine e grado di cinque diverse regioni d’Italia. Abbiamo letto i loro commenti nel librone dei visitatori e ascoltato i riscontri dei loro insegnanti. Ci piace pensare di essere sulla buona strada… ma solo all’inizio.
Vi aspettiamo al Museo per proseguire insieme.