Iniziano le storie di scuola, cuore del prossimo numero di Erodoto108.
Oggi con Nelson in Congo, regione del Lago Kivu, dove si chiede l’elemosina per studiare.

testo e  foto di Andrea Anselmi

Nel 2009 Nelson ha dieci anni, vive sull’isola di Idjwi, nel mezzo del Lago Kivu, dove passa la linea immaginaria del confine tra Repubblica Democratica del Congo e Rwanda. Quando arrivano i battelli che collegano Bukavu a Goma o i canot rapid con i turisti bianchi lui si accalca sul pontile per raggiungere i finestrini e vendere qualche ananas che si è portato da casa. L’attracco dei battelli è un momento di commercio concentrato per l’isola, un mercato a tempo ridotto in cui ti giochi tutte le chance di portare a casa due spiccioli, per cui nei cinque minuti concessi la banchina si popola di un vociare indistinto, di un allungarsi di corpi, di un incrocio di sguardi che vanno al di là del semplice scambio merce/denaro. È un’azione teatrale di gruppo, ognuno ha il suo ruolo, ma alla fine rimane sempre l’insostenibile differenza di classe.

nelson1Oggi ci sono alcuni Wazungo che scendono, alcuni bianchi rimangono sul pontile mentre il canot
rapid se ne va. Nelson lascia passare la prima ondata di ragazzi più grandi e più forti che attorniano i bianchi in maniera asfissiante e intanto scruta i turisti. C’è una specie di suora senza velo con i capelli bianchi e ricci, vestita con un pagne, ha una borsa fatta con lo stesso tessuto; Nelson la segue, mentre insieme a tutto il gruppo si avvicina a un fuoristrada. I bianchi hanno bisogno di mettere i loro bagagli dentro a una macchina, poi si rilassano, è una regola aurea, non è difficile accorgersene, basta stare un poco attenti. Il momento è quello!

– Ma Sere, mi dai dei soldi? Per favore! –

– Lo sai, che non dovresti chiedere l’elemosina –

– Io non chiedo l’elemosina –

– Però vuoi i soldi –

– Per andare a scuola –

– Ma tu non vai a scuola? –

– No, non ci vado perché non ho i soldi –

– Dimmi la verità, guarda che sto andando alla parrocchia e lo scopro se mi dici una bugia –

– Ci vado solo ogni tanto, quando trovo i soldi –

– Qua siete in tanti, perché dovrei dare i soldi a te? –

– Beh, io te li ho chiesti. –

È sette volte l’Italia la Repubblica Democratica del Congo. Le scuole primarie dovrebbero essere gratuite e tutti i bambini fino a dodici anni dovrebbero andarci. In realtà lo Stato è molto latitante. Maestri e professori sono pagati tra i 30 e i 50 dollari al mese – quando ricevono lo stipendio che non è sempre garantito – per cui si rivalgono sulle famiglie che pagano dai 30 dollari in su a trimestre per ogni figlio. Molti bambini non hanno accesso alla scuola: una famiglia media con cinque figli non può permettersi di spendere una cifra così elevata. Gli stessi professori non riescono a scolarizzare i propri figli e diversi bambini sono cacciati durante l’anno se i genitori non pagano. A molti ragazzi manca un qualsiasi livello di istruzione e il richiamo delle bande è potente. Tanti gruppi di giovani armati, più o meno camuffati da patrioti, approfittano della forza per arricchirsi, rubando e saccheggiando. I ragazzi che non entrano nelle bande armate si improvvisano cercatori d’oro e sono sfruttati allo stremo dai gruppi armati e dalla mafia locale, implicata nel traffico di minerali preziosi che sono ovunque nel sottosuolo del Kivu. I piccoli minatori sono destinati a contrarre malattie, a essere coinvolti nei traffici illeciti, a far uso di droghe e alcool che servono a resistere emotivamente alle fatiche, alla fame, alla paura nei tunnel angusti in cui si infilano.

Quando in parrocchia arrivano i primi soldi dall’Italia, Nelson rischia grosso con suo padre. Il tentativo di spiegare che una signora bianca di mezza età è diventata sua amica non ha molto successo. Serve l’intervento del parroco con lettera dall’Italia alla mano per scongiurare danni peggiori.

Ora Nelson ha sedici anni, ha continuato ad andare a scuola grazie a quella risposta fortunata, la strana suora dai capelli ricci è rimasta incastrata da questa adozione scolastica a distanza. Entrambi sanno che non è la soluzione, finita l’elemosina rimane sempre quell’insopportabile differenza. I battelli continuano ad avere tre classi come nei romanzi dell’Ottocento e i bianchi che hanno fretta possono prendere il canot rapid per attraversare il lago.

Congo3

Andrea Anselmi, shodan di Aikido, comincia con la prosa per poi passare al teatro-danza fino ad arrivare a quello che oggi viene definito teatro civile. Con Fabiana Bruschi ha fondato la compagnia Chili 5 di sale. Nella Repubblica Democratica del Congo va spesso per il progetto teatrale Mille Francs.