Testo e foto di Fiorella Baldisserri
Ci siamo chiesti se pubblicare questo servizio oggi, nel mezzo della pandemia, mentre l’88% di chi entra in rianinmazione a New York, ne esce morto. Ci hanno convinto le parole con cui l’autrice accompagnava il suo pezzo “ho anche altri servizi, ma questo mi pare l’espressione del mio sentire ora” . E davvero l’immagine di forza e fragilità che restituiscono le immagini ci sembrano rispondere alla domanda ” Cosa vuol dire essere ‘capitale del mondo’, al tempo della pandemia?
Anche se le immagini sono di ottobre, ci abbiamo visto la città di questi giorni. Una New York che nonostante l’estremo gioco di luci (e della vita) rimane inconfondibile. É “solo” fuori centro, come se fosse stata colta nell’istante esatto di un terremoto. Ammirarla, rimirarla – oggi come sempre – è un atto d’amore, di solidarietà. La redazione
Una città pulsante, con aspetti di vita quotidiana disgregati ma esaltanti. La notte potrebbe essere un nascondiglio per i pensieri che vorrebbero rallentare e che amano confondersi tra colori e luci della metropoli.
Scompare la nitidezza del presente ma resta chiaro nell’intimo la vita e il suo scorrere.
Dall’acqua vedo lo skyline di New York e cerco di scomporlo, così come la luce scompone i colori che poi si amalgamano nuovamente in un paesaggio onirico.
Città o natura, alberi o ponti, foreste o grattacieli. Improbabili uccelli di luce nei cieli che incupiscono col passare dei minuti. Nuvole dai riflessi surreali si appannano nell’anima del mio obbiettivo, sono dentro di me e non si vogliono delineare. Una sottile calma nelle luci delle geometrie delle finestre. Vita che trema ma pulsa.
Calma irreale. Resto affascinata dal momento, dall’incanto del presente. Le torri blu si rincorrono nel rallentare della notte.
Altri attimi luminosi che svettano sopra quello che appare un silenzio visionario, dove i rumori sono troppo lontani per distrarre lo sguardo e il mio percepire. Resto avvolta dalla notte mentre il tempo gira con le lancette di un solo orologio.