Testo e foto di Letizia Sgalambro
Suggestioni. questa è la parola che mi evoca la visita all’ex convento di Sant’Orsola a Firenze.
Il complesso del 1300 è chiuso da più di 40 anni, fino ad adesso è appartenuto ad uno di quei tanti spazi che l’amministrazione fiorentina non è riuscita a utilizzare, ma sembra che finalmente qualcosa stia cambiando.
Nel 2025 verrà inaugurato il Museo di Sant’Orsola, dedicato all’arte contemporanea, e in questo mese di Giugno è stato deciso di offrire un assaggio degli spazi e delle sue possibilità alla cittadinanza.
Si riesce quindi ad entrare in alcune delle sale dove sono allestite due diverse esposizioni di artisti contemporanei: Alberto Ruce e Sophia Kisielewska-Dunbar che dialogano con lo spazio e con la storia del convento fornendo delle loro suggestioni perfettamente in linea con il decadimento del luogo.
Alberto Ruce propone un progetto artistico intitolato Al di là di tutto che si distribuisce in due spazi distinti. Nella spezieria propone due temi principali. Il primo è la cera d’api che viene modellata in 37 chiavi. La cera, in quanto materiale organico, ha una natura mutevole e metamorfica, proprio come gli spazi di Sant’Orsola in corso di restauro. La chiave è una metafora: dà il potere di varcare una soglia, di andare «al di là». La seconda suggestione è data dalle mani: l’operosità delle monache che lavoravano nella spezieria del convento viene richiamata da disegni, che sembrano appena abbozzati, di mani al lavoro.
Nell’antica chiesa invece Ruce si ispira agli ultimi anni di Lisa Gherardini, la Gioconda di Leonardo, che negli ultimi anni della sua vita decide di stare con la figlia che era monaca nel convento. Tre pannelli che raccontano lo stesso gesto con punti di vista diversi, ampliandolo e invitandoci a una riflessione sull’intimità.
Il lavoro di Sophia Kisielewska-Dunbar propone un trittico ad olio su tela. Il titolo, Noli me tangere, richiama il soggetto di una terracotta invetriata già nell’orto del convento. Con le parole latine Noli me tangere (non mi toccare) si fa riferimento alla raffigurazione di Gesù risorto che appare a Maria Maddalena,senza consentirle di toccarlo.
Sophia Kisielewska-Dunbar trasforma e ripropone in chiave moderna l’antica iconografia, dipingendo, al centro del trittico, una sagoma femminile che una quarantina di uomini, assiepati sulle tele laterali, cercano invano di afferrare. Le figure maschili dipinte da Sophia sono delle citazioni di personaggi tratti da pitture, disegni, incisioni o bassorilievi fiorentini, raffiguranti scene di martirio.
La suggestione dell’artista vuole ribaltare la classica narrazione della donna che subisce violenza. In questo caso la donna, anziché subire le angherie degli uomini, si sottrae alla loro presa e rivendica l’inviolabilità del suo corpo.
È possibile visitare la mostra dal giovedì alla domenica con orario 10-20 fino al prossimo 2 Luglio.