foto di Alessio Duranti, testo di Claudia Renzi
Siamo a Montalbuccio, nella primissima campagna di Siena, a 7 km dal centro storico della città medievale. Salendo tra le curve verso il campo di OrtoMangione, la terra si rivela sulla parete collinare del bordo strada, rossa e tufica, promessa di fertilità.
Il grande orto si estende lungo una piccola valle stretta tra due lingue di bosco, a cui si accede da un terrazzamento di olivi. Al lavoro c’è Pietro, in compagnia dei suoi cani che scorrazzano nei dintorni.
Le file scure del cavolo nero toscano sono le prime a farsi notare, scendendo verso il campo, poi, avvicinandosi, le diverse tonalità di verde prendono forme più precise, quelle di grosse bietole a coste colorate, di insalate, scarole, verze e foglie di ravanello, le ultime della stagione, e ancora cavoli cappucci, rape, cavolfiori in crescita e tanto altro, quasi pronti per la raccolta.
Oggi si trapianta l’aglio, 2000 bulbilli; ad affiancare Pietro nel lavoro arrivano alcuni dei felici destinatari del raccolto, che tra qualche mese riceveranno l’aglio maturo nella loro razione di verdure settimanale.
OrtoMangione non è un orto come tutti gli altri: è nato e si sta sviluppando come CSA, acronimo che sta per “Comunità che Supporta l’Agricoltura”, un tipo di organizzazione che implica la partecipazione della collettività nella condivisione di benefici e rischi dell’attività agricola. L’investimento iniziale, anziché ricadere sulle spalle di un singolo agricoltore, viene condiviso tra i soci co-produttori, che prefinanziano il raccolto coprendo costi di installazione, attrezzature, lavoro, gestione, per poi ritirarlo in maniera scalare, settimana dopo settimana, durante l’anno. In OrtoMangione non ce n’è obbligo, ma è prevista anche una parte di lavoro volontario dei partecipanti al progetto, per dare una mano in semine, trapianti, raccolta; e non solo, durante questo primissimi mesi: l’orto è stato realizzato in un campo abbandonato da 10 anni, che è stato completamente dissodato, lavorato, organizzato e recintato grazie all’aiuto di chi voleva veder crescere il progetto, prima ancora che si iniziassero a raccogliere le adesioni. La fiducia e l’entusiasmo sono stati alti, e alla fine ben ripagati: dall’inizio dell’estate a oggi, col le consegne iniziate da due mesi circa, OrtoMangione ha raccolto l’adesione di 60 co-produttori, tra famiglie, singoli e qualche buona osteria del territorio, raggiungendo gli obiettivi prefissati durante la fase di ideazione del progetto. Ma c’è ancora posto per qualche nuovo socio: la produttività dell’orto si sta rivelando alta, la quantità di verdure consegnate di settimana in settimana aumenta sempre di più.
OrtoMangione: è venuto spontaneo chiamarlo così, per il legame con la cooperativa MondoMangione, che è presente da 15 anni a Siena e ha reso disponibile la propria struttura burocratica e organizzativa per lo sviluppo del progetto, facendone un ramo d’impresa della propria attività. La volontà di creare la CSA è partita da Pietro, senese di nascita e architetto paesaggista di formazione, carico di diversi anni di esperienze in orti collettivi nel Sud della Francia, da cui ha fatto ritorno per avviarne uno anche nel proprio territorio. MondoMangione, di cui Pietro è socio già da tempo, è stato il naturale interlocutore per svilupparlo: occupandosi da sempre di piccola distribuzione di cibo locale, biologico e da commercio equo e di attività culturali e sociali inerenti questi ambiti, aveva il desiderio di sviluppare nuovi progetti che potessero coinvolgere maggiormente i soci e la comunità locale verso un comune obiettivo. Quello dell’autoproduzione del proprio cibo rispondeva benissimo a quel desiderio.
Ad oggi OrtoMangione coltiva mezzo ettaro di terra, ma può espandersi fino ad includere un altro ettaro, che per ora è stato lasciato a riposo. Il tipo di coltivazione è naturale, con rotazioni triennali sulle stesse file e previsione di aiuole permanenti. Sulla terra sabbiosa, resa morbida e lavorabile grazie al recente dissodamento, è stato steso uno strato di ammendante compostato, e per ora anche dei teli di copertura, in attesa arrivi il momento di poter utilizzare una pacciamatura naturale. Per questo primo anno sono state acquistate diverse piantine già pronte per la messa a dimora, ma l’intento del progetto è produrre il più possibile da seme, conquistando sempre più autonomia su ogni fase delle lavorazioni. Nei progetti futuri c’è anche l’impianto di un frutteto, la produzione di uova e di miele.
L’orto nasce per creare un modello diverso di produzione e consumo, in cui la gestione sia collettiva, partecipata e capace di generare lavoro. Per ora c’è un unico lavoratore stipendiato, che assicura che tutto vada come deve a prescindere dall’aiuto dei volontari, ma si vorrebbe arrivare presto ad averne due. Collegate al progetto si sviluppano anche iniziative di economia circolare, come l’invito ai soci a portare il propri scarti di cucina per contribuire al compost dell’orto o il recupero dei fondi di caffè, ottimi fertilizzanti, dai bar vicini ai luoghi di consegna delle verdure. Che per ora sono la sede principale di MondoMangione in centro a Siena, il MoMaMarket, il punto di distribuzione della cooperativa fuori le mura (aperto nel 2015 grazie ad una campagna di crowdfunding), e l’orto stesso, in tre distinti giorni della settimana.
I modelli di ispirazione sono stati prima di tutto Arvaia, la più grande esperienza di CSA italiana, attiva a Bologna con 400 soci fruitori e 7 soci lavoratori, e poi Orto Bioattivo della coop. Semele a Firenze, con cui i fondatori del progetto si sono confrontati in diverse occasioni prima di mettere a punto l’esperienza senese. Di progetti simili in Italia ce ne sono diversi, come Semi di Comunità a Roma o la CSA Fontanini a Lodi, o ancora la CSA Orobica a Bergamo e altre ancora. Dalla diffusione sempre maggiore di questo modello agricolo, sono nati nel 2018 i raduni annuali delle CSA, il primo ospitato da Arvaia, il secondo, pochi mesi fa, da Orto Bioattivo, per confrontarsi, scambiare esperienze, fare rete.
Il principio che guida una CSA, citando il dossier di presentazione del progetto, è “condividere collettivamente il rischio d’impresa, attraverso il superamento della divisione tra produttore e consumatore, condividendo gli interessi e gli obiettivi”. Attraverso le assemblee, i soci hanno la possibilità di decidere insieme il piano colturale, scegliendo quali ortaggi trovare nelle loro consegne settimanali. “Pianificando la produzione sulla base dei bisogni e coinvolgendo i consumatori nel processo decisionale, potremo superare […] una mera logica di domanda e offerta.” La CSA si configura come “un modello solidale […] che esclude il profitto dalla produzione del cibo e favorisce l’adozione di pratiche ecosostenibili”.
Il progetto segue la strada della garanzia partecipata, superando i sistemi di certificazione come il biologico, condividendo l’attività agricola nel campo con i soci, che possono essere testimoni e parte attiva della sua corretta gestione, perseguendo lo scopo di ottenere un cibo sano e nutriente senza avvelenare e impoverire il suolo. Il trattore è passato in campo solo per la prima lavorazione del terreno, ma ora si prosegue con lavorazioni a mano, usando concimi organici di prossimità come compost, letame paglioso e pollina.
Diventare co-produttori del proprio cibo ha una grande valenza non solo ambientale, ma anche sociale: la comunità che si sta consolidando intorno a OrtoMangione è formata da persone entusiaste, partecipi, desiderose di vedere crescere il progetto e coinvolgere nuove persone, perché la sovranità alimentare che stanno riconquistando anche tramite questa esperienza possa essere condivisa con un numero sempre crescente di persone.
Concluderei con le parole di Pietro: “A fare un orto e vendere gli ortaggi non ci ho mai pensato. Le nostre verdure sono una scusa come un’altra per condividere e sentirsi profondamente parte di un progetto comune: un autofinanziamento che ha come obiettivo la creazione di posti di lavoro, il mutualismo tra persone che vivono nello stesso posto e in definitiva, la convivialità fra i suoi partecipanti.”
Più informazioni sul sito di mondomangione e sulla pagina facebook di OrtoMangione.
Alessio Duranti, 42 anni, è nato a Siena e vive ad Asciano. Fotografo, collabora con privati ed enti pubblici.
Claudia Renzi scrive di cibo, natura e territorio sul suo granosalis.org, lavora a MondoMangione dal 2015, distribuisce con entusiasmo le cassette settimanali di OrtoMangione e ne segue parte delle attività legate alla comunicazione.