feste e cerimonie d’inizio anno nello Stato indiano dell’Orissa
testo e foto di Giuseppe Russo
In tutto il continente subindiano credi antichi e riti ancestrali si uniscono alla religione, senza mai fondersi completamente originando cerimonie sacre e riti pieni di significato. I villaggi del distretto di Ganjam, non lontano da Gopalpur a circa 170 km da Bhubaneswar in Orissa, si animano in occasione di una rappresentazione rituale che si svolge annualmente in primavera nel mese di Chaitra per circa 3 settimane (corrispondente ad una sorta di capodanno per gli indù dell’Odisha), dove gruppi di persone ballano scalzi per le strade imperterriti dal caldo torrido per placare la dea Kali. Il ritmo dei tamburi, dei piattelli e delle conchiglie riverbera nell’aria quando la danza tradizionale ha raggiunto un crescendo di fervore religioso, culminante nel “Maha Bishub Sankranti”.
I fedeli partecipanti sono solitamente chiamati Danduas o Bhokats e il loro capo riconosciuto è noto come Pata Dandua (Pata Bhokta): si sposta da un villaggio all’altro per eseguire lo Yatra, conducendo una vita ascetica per 21 giorni, evitando ogni contatto con la donna o qualsiasi cosa altra cosa al mondo e assumendo cibo molto leggero, probabilmente per rendere il suo corpo adatto a esercizi severi.
Il rituale è dedicato al Dio Shiva e alla Dea Kali (che con il nome Shakti governa l’energia materiale perennemente in mutamento), rappresentati da un Danda (bastone) e da un palo decorato con diversi vestiti colorati.
Durante questa antica festa dell’autopunizione (il cui Clou è la partecipazione al Danda Yatra, noto anche come Festival dei Fachiri o Pana Sankranti) i devoti per ben 21 giorni praticano il digiuno totale dal cibo, concedendosi solamente verso sera un bicchiere di succo di frutta. Si spostano fra i villaggi accompagnando i loro ancestrali riti e performance con musiche e canti.
Il gettarsi e rotolarsi sulla sabbia rovente nelle ore più calde del giorno è una penitenza che devono compiere tutti i fedeli Bhoktas in cambio di offerte di piccole somme di denaro elargite dagli abitanti del villaggio. I penitenti si mischiano infatti con loro, presi da una frenesia sempre più compulsiva, dove i rituali del Danda Yatra non si fermano. Fino al calar delle tenebre essi si succedono senza sosta, fino a quando il fuoco accende ancora di più gli animi dei partecipanti e i riti punitivi si mescolano a canti e rappresentazioni di teatro mitologico.
Il momento culmine della festa avviene il 21° giorno del Danda Yatra, l’ultimo, quando riti e iniziazioni giungono al termine e i devoti Boktas attraversano una buca profonda 21 piedi riempita di carbone ardente, con la forte convinzione nel Dio Shiva che nulla accadrà ai propri piedi e che gli Dei diano loro la capacità di cancellare il dolore dai loro corpi. Il primo a camminare sul fuoco è il Pata-Bhokta, leader dei devoti per infondere fiducia agli altri.
Giuseppe Russo è un viaggiatore, fotografo, blogger e reporter con oltre 20 anni di esperienze e collaborazioni di viaggio per il mondo come tour leader. I suoi reportage sono pubblicati anche sul suo Blog ZOOM,ANDATA&RITORNO DI GIUSEPPE RUSSO
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Questo viaggio è proposto dall’operatore VIAGGI TRIBALI