Testo di Isabella Mancini/
Una vita intensa una morte tragica. In un piccolo porto su Mediterraneo si trova un memoriale per ricordare quell’ultimo cammino, quel passaggio della frontiera che come lui, in tanti, troppo pochi, hanno fatto in quegli anni di guerra, dittatura, nazismo. E’ stato il primo a riflettere sul rapporto tra arte e tecnica e sulla fruizione delle opere d’arte nelle società di massa. Ma di lui si ricorderà soprattutto quest’ultima fuga dalla morte finita in tragedia. Oggi attraversare quel confine, tra Francia e Spagna, è una piacevole passeggiata di qualche ora ma nel 1940 era un’avventura a rischio della vita.
Nel pomeriggio del 25 settembre 1940, un gruppo di tre viaggiatori clandestini arrivò a Portbou, esausti dopo un viaggio straziante attraverso i Pirenei da Banyuls-sur-Mer, in Francia (15 km distante in linea d’aria). Uno di loro era un apolide tedesco ebreo, che aveva un passaporto americano provvisorio rilasciato dal Servizio Estero degli Stati Uniti a Marsiglia, timbrato con un visto di transito spagnolo, buono per il viaggio verso il Portogallo. Fermato dalle guardie di frontiera stava per essere mandato indietro, ancora in Francia. La mattina del 26 settembre Walter Benjamin fu trovato morto nella sua stanza di albergo.
Il certificato di morte, firmato dal giudice locale Fernando Pastor Nieto, dette la causa della morte ad una emorragia cerebrale ma anche un attacco di cuore non è da escludere. Fu seppellito in un piccolo cimitero con il nome di Benjamin Walter, nella parte cattolica del cimitero. Le sue spoglie furono spostate nella fossa comune dopo il 1945.
Il suo grande libro incompiuto, la sua opera magna (un tessuto di citazioni e commenti in francese e tedesco, redatto nel corso del 1930 nella Bibliothèque Nationale di Parigi, e, infine, pubblicato nel 1982), si chiama Das Passagen-Werk (Le Livre des Passages; Il Progetto Arcades), ed è dedicato all’interpretazione del simbolismo urbano ottocentesco di Parigi, prendendo come simbolo centrale i portici in vetro e ferro, che sono, letteralmente, passaggi tra una strada e l’altra.
Il percorso transfrontaliero da Banyuls in Francia a Portbou segue i passi che il filosofo marxista ebreo ha compiuto in un autunno del 1940. Sette chilometri su quello che oggi si chiama “Percorso Lister”. Ecco che il monumento dell’artista israeliano Dani Karavan, Passages, costruito in occasione del Cinquantesimo anniversario della morte del filosofo cuce assieme quel filo che sta tra una fuga, la vita, il mare, i monti, il desiderio di quello che potrebbe essere, l’amarezza di quello che è stato.
Per maggiori informazioni: Walter Benjamin