Testo di Domenico Scarpino
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“Ho rischiato di morire così tante volte che credo, anzi sono sicuro, di essere immortale”.
“Sono stato troppo felice. Ho avuto troppo. Adesso devo tornare a vivere”.
“Chi parla di vita soffre”.
“Quando sarò morto sarò qui, non credi?”
“Non posso tornare, qui non sono nessuno, meglio così”.
E altre cento frasi che valgono tutta la letteratura del mondo, questo è “Per Ulisse” di Giovanni Cioni.
È il documentario che ha vinto l’ultimo Festival dei Popoli e parla di Firenze, del centro di socializzazione Ponterosso a Firenze. Persone ex-tossicodipendenti, persone uscite dal carcere, persone senza fissa dimora, persone con percorsi psichiatrici. Persone. Vite che si accostano al mito e lo rendono vivo. E il mito è Ulisse, il mito di Nessuno, come nessuno sono loro, i protagonisti del film. Sconosciuti con una vita così avventurosa e complessa, piena di mostri e sirene melodiose, che a raccontarla si rischia di perdere il senno. Solo se si vogliono usare gli strumenti dell’intelletto però, perché il racconto parla alla nostra capacità di emozionare e emozionarci.
Ulisse è colui che non può tornare. Ulisse è colui che non vuole tornare. Ulisse è colui a cui non è concessa una vita uguale a quella degli altri. Ulisse è colui che non ha una vita cosiddetta normale. Ulisse è colui che vive ai margini della vita sociale ma che prepotentemente la reincarna. Ulisse è colui che vive. Il film di Giovanni Cioni ci svela tutto questo attraverso la prossimità a personaggi che si raccontano, cantano, declamano versi, si arrabbiano, piangono, ridono e restano in silenzio. Non è un film di parole, è scandito soprattutto dal silenzio di uomini e donne che hanno un mondo interiore multiforme e terribile. Quello che il mondo è, dopotutto.
I suoni del film sono solo quelli della realtà, la musica è quella che ascoltano anche i personaggi e il frastuono delle onde del mare è il contrappunto alla narrazione.
Le immagini, spesso sovraesposte e incorniciate in una bellissima luce invernale, ci fanno scoprire la bellezza laddove non la cercheremmo mai, in un volto segnato o in un cortile in evidente degrado, in un cielo sempre bianco o nel mare sempre grigio. Immagini. Bellezza.
Ringraziamo l’istituto Stensen per averci concesso l’opportunità di vedere il film.
Domenico Scarpino
Sono videomaker e sceneggiatore. Realizzo cortometraggi di fiction e video a carattere sociale. Cerco di coniugare la “meravigliosa” passione per la narrazione ad una caparbia velleità da cineasta. Il tutto condito con un “malsano” interesse per le tecnologie audiovisive.