Chissà se Ernesto Guevara conosceva la Lucania e chissà, cosa ancora più difficile solo da immaginare, se conosceva Matera. Non lo so. Anzi, sono convinto che non ne aveva la minima idea.
Ma ieri sera Andrea Semplici è diventato lo strano trait d’union tra il “Che” e Matera. Lui, Andrea, che conosce bene sia Matera sia Ernesto Guevara.
Andrea Semplici, così come recitano alcune biografia sparse per internet, è giornalista e viaggiatore (in alcuni siti ho letto anche nomade). Quando lo incontri per la prima volta non crederesti mai, almeno è quello che ho pensato io, che abbia girato mezzo mondo. Forse un indizio te lo forniscono le varie macchine fotografiche dalle quali non di distacca mai. Ma è un indizio ingannevole. Anche molti turisti portano con loro più di una macchina fotografica. Poi quel suo modo lento di camminare, quella sua espressione vaga, quella sua pigrizia di sottofondo lo allontanano decisamente dallo stereotipo del viaggiatore. Sono le sue parole, scritte o narrate con la sua voce fiorentina, che lo svelano nei suoi abiti da viaggiatore.
“Gli anfibi slacciati di Ernesto Guevara. Viaggio in Argentina sulle tracce del Che”, questo è il titolo dell’ultimo libro di Andrea Semplici, che ieri sera (27 giugno 2013) è stato presentato a Matera. Non voglio raccontare il libro di Andrea, compratelo se volete (http://libri.terre.it/?idm=4&idn=372), né fare qui una recensione, non è il mio mestiere. Mi alletta molto di più l’idea di raccontare la serata e i giorni preparatori a questa presentazione.
Da dove è iniziato tutto? Da troppo lontano per cercare di riassumere tutte le vicende, per riallacciare i fili; ma non c’è nulla da riallacciare. Le cose avvengono per caso, per assonanze o per semplici coincidenze. È sono proprio quest’ultime le preferite di Andrea – lo ripete sempre – e ci stiamo credendo anche noi. Il tutto, comunque, forse inizia un anno fa, quando un gruppo di amici di Andrea gli propone una serie di presentazioni di alcuni suoi libri. Lui accetta, senza pensarci. Gli amici sono tanti. Musicisti per passione o per professione, appassionati di lettura e di viaggi, o semplicemente amici. Altri se ne aggiungono lungo la strada, e vengono ammaliati dal fascino affabulatore di questo fiorentino, che sta diventando, o già lo era, più meridionale di noi.
È passato un anno. Ma per questo scatenato gruppo di amici, sembrava inverosimile non presentare un libro di Andrea a ridosso della festa più importante per la città dei Sassi, la Madonna della Bruna. Festa che Andrea ha scandagliato a fondo, ormai da anni. Ne conosce ogni sfumatura, ogni protagonista. Sa muoversi bene in questa festa caotica, meglio di tanti materani.
E così, dopo un anno esatto, ci rimettiamo insieme a progettare la presentazione di un suo libro. Pensiamo, in realtà, a qualcosa di ancora più strano. Due giorni per presentare due libri tanto diversi tra di loro: il libro di Andrea e la riedizione del primo libro di Barbara Balzerani, Compagna Luna. Non sappiamo ancora bene se il tutto funzionerà. Ma ci proviamo lo stesso. Qualcosa ne uscirà fuori.
Il gruppo è un po’ diverso dall’anno scorso. Ma lo spirito è forse lo stesso. Si scelgono le canzoni, i brani da leggere. Si fanno le prove a casa di Piero e Adele.
La serata si svolge davanti Santa Maria dé Armenis, una splendida chiesa rupestre nel cuore del centro di Matera, a ridosso del sasso Caveoso, alle spalle di Palazzo Lanfranchi.
La preparazione della serata si svolge lentamente, così come piace ad Andrea. A me inizia a montare l’ansia. Mi piace essere puntuale, mi piace che tutto sia definito nel migliore dei modi. Andrea mi ripete sempre che sono troppo ansioso, e che farei meglio a prendere esempio dai materani, dalla loro lentezza. Forse ha ragione lui. Me lo ribadisce sorridendo anche questa volta. Lo dice e poi, subito dopo, il suo sguardo viene attirato da un angolo di Matera, uno scorcio che conosce a memoria ma nel quale riesce a scoprire qualcosa di nuovo.
Il cielo è acquerellato da nuvole grigie. Pioverà? Ci ripetiamo questa domanda un infinità di volte. C’è chi guarda verso Sud chi verso Nord. Non capiamo come si muovono le nuvole. Poi, finalmente, avvistiamo uno spicchio di azzurro a Nord. Non pioverà. Andrea, invece, ha un’altra preoccupazione. Alla stessa ora c’era la semifinale della confederation cup Italia-Spagna. Imperdibile. Aveva sollevato il problema un paio di giorni prima. Noi siamo stati perentori. Nessuna modifica del programma. Nessun anticipo dell’orario, figuriamoci.
La serata ha inizio. Poca gente. Non importa. Va bene così. In realtà mi sento un po’ in colpa. Forse avremmo potuto fare di meglio.
Le poche persone si siedono. L’aria è fresca, troppo fresca per questo fine Giugno. Adele e Piero aprono la serata cantando Hasta siempre comandante. Niente in sordina. Si va dritti al tema centrale della serata, il Che. Poi la presentazione di Franco (Zippo per tutti noi), le letture dei brani alternate dalla voce perfetta di Tina, che con il suo organetto canta alcune canzoni popolari spagnole. La chitarra di Piero e le percussioni di Pasquale completano bene tutto. Tutto è farcito dalle spiegazioni di Andrea. Lui ha una sapienza straordinaria nel raccontare. Come se ti prendesse per mano, mostrandoti realmente i luoghi che ha visitato alla ricerca di Guevara. E il Che sembra essergli accanto. La Poderosa scarburata pronta per partire. Alberto Granado a cavallo della moto inizia a spazientirsi e fa cenno ad Ernesto di sbrigarsi, perché il loro viaggio attraverso l’America Latina possa ricominciare nuovamente, e questa volta partendo proprio da Matera.
La serata finisce con un senso di allegra nostalgia.
Voglio chiudere con una coincidenza che lega ancora di più Ernesto Guevara a Matera. Il viaggio di Ernesto e Alberto inizia nel gennaio del 1952 e dura quasi un anno. Proprio nello stesso anno a Matera inizia lo sgombero dei Sassi, voluto dal governo. Una rivoluzione per la città, che cambierà definitivamente il suo volto, che cambierà definitivamente il modo di vivere dei materani. Dall’altra parte del mondo Ernesto Guevara andava trasformandosi, durante quel suo famoso viaggio in motocicletta, nel “Che”, in quel rivoluzionario che tutto il mondo conosce.
Marco Bileddo
Matera, 29 giugno 2013