Sant’Antonio è il santo della religione cattolica più amato al mondo. Appare in terre impreviste come l’isola di Sri Lanka. Ha compiuto miracoli, salvato molte persone dalle onde dello tsunami. E se volete capire la sua devozione in questa Asia lontana andate a Padova il primo di maggio: alla Basilica del Santo arrivano i cingalesi d’Italia.
Testo e foto di Valeria Cipolat
Dalla camera si sente il rumore di tuoni; guardo fuori: nuvoloni scuri minacciano la città. Il mio cellulare segnala che qui nella capitale sta già piovendo a dirotto, ma nella zona in cui si trova il mio hotel c’è ancora il sole. Devo uscire ora: più tardi le probabilità di temporali aumenteranno.
Mi trovo a soli due chilometri dalla mia destinazione. Prendo al volo un tuk-tuk che passa di lì: il tragitto è breve, così nel giro di pochi minuti sono già arrivata.
Metal detector per entrare nella Casa del Signore? Passo lo zaino nell’apposito macchinario, rovistano nella mia borsetta. Mi sorprende trovare una guardia armata all’interno del cortile, in questo luogo di speranza.
Sono all’interno del Santuario di Kochchikade, dedicato a Sant’Antonio di Padova, all’interno dell’arcidiocesi di Colombo, capitale dello Sri Lanka. I fedeli devoti al Santo arrivano da tutto il Paese. Approfittano delle feste di aprile che riunisce le famiglie per accogliere il nuovo anno Tamil in Sri Lanka. Qualche giorno fa infatti, si è festeggiato il Capodanno. Il 13 aprile la “nostra” mezzanotte è scoccata alle 21.05; per il calendario Hijri era il 4 Shawwal 1445.
“Mi ha salvato varie volte”, mi aveva detto giorni fa Trisha, quando le chiedo se posso fotografare la medaglietta di Sant’Antonio che porta appesa a una catenina d’oro. Anche lei è devota al Santo. Un po’ alla volta ci racconta la sua storia, capitata a duecento chilometri da Colombo, in una zona in cui vive una folta comunità cattolica. Il 26 dicembre 2004 lei e tutta la sua famiglia si erano recati in chiesa alla messa di Santo Stefano. Tutti, tranne la sorella che aveva preferito rimanere a casa, forse con l’intenzione di preparare il pranzo per chi sarebbe ritornato più tardi dalla cerimonia. E’ lì, che lo Tsunami l’aveva sorpresa e aveva strappato via la sua giovane vita. La chiesa invece, nonostante si trovasse a pochi metri dalla costa, resiste e riesce a proteggere la maggior parte dei fedeli. Quel giorno la parrocchia perde 27 persone. Sono tentata di chiederle di più, ma comprendo che nonostante siano trascorsi molti anni, il suo dolore non si è ancora attenuato. “Il mio sogno” mi aveva confessato “è quello di andare in pellegrinaggio a Padova”. Anche lei, come tantissimi suoi connazionali, vorrebbero venire nel nostro Paese. Il primo di maggio infatti, la Basilica di Padova è meta del tradizionale pellegrinaggio delle comunità srilankesi residenti in Italia. Uno spettacolo di balli e colori trasmesso in streaming e in diretta via satellite sui principali media dello Sri Lanka.
Saint Antony, com’è chiamato qui, è il santo di tutti i cingalesi, non solo Cristiani. Intere famiglie di buddisti e indù chiedono la sua intercessione per esaudire le proprie richieste.
Un bambino Sikh è in braccio alla madre. Riconosco il tipico rumāmi sulla sua testa, una specie di sacchetto di stoffa, all’interno del quale sono raccolti i capelli che non taglierà più, per il resto della sua vita. Mi osserva sospettoso, mentre scatto foto, ai suoi connazionali.
All’interno del santuario sono vari i punti dove la gente si mette in fila per l’adorazione. la reliquia (un pezzo della lingua portata qui nel 2010) è conservata in una teca all’entrata. In un’altra teca vedo la statuetta del Santo, condotta qui da Goa nel 1822. In quella parte dell’India, i padri francescani avevano iniziato a evangelizzare la popolazione locale. Alla statuetta vengono attribuiti poteri miracolosi e tutti vi si prostrano davanti, sperando che il proprio desiderio si avveri. Alcuni fedeli portano collane di fiori bianchi, che vengono appese a dei ganci di metallo. Dopo pochi secondi un volontario del Santuario restituisce la corona così benedetta, al legittimo proprietario. Verranno conservate nelle case, davanti all’apposito tempietto dedicato al Santo.
Nella stessa stanza una grande teca contiene una statua distesa del santo, è illuminata da luce artificiale. A entrambi i lati delle grate verticali di metallo. Vi pendono dei pezzi di stoffa bianca. Ogni nodo, un desiderio, una speranza. Un biglietto scritto in inglese attrae la mia attenzione. La scrittura incerta e qualche errore grammaticale rivela la giovane età della richiedente. S’intitola Blessing, benedizione. Chiede di ricongiungersi con il padre. È in Francia. Lui le suggerisce di aspettare, ma la figlia ha fretta di raggiungerlo; ha una data in mente: vuole essere in Francia per il 18 marzo 2025. Più sotto sigilla il tutto con la sua firma: Dora ha le idee molto chiare.
Entrando nella basilica avevo notato che il pavimento era tutto bucherellato. Alcuni fori erano stati stuccati, altri erano rimasti cavi. Mi chiedo da cosa potessero essere stati provocati quei fori. Qualche metro più in là trovo la risposta, nella sala/memorial appositamente dedicata all’attentato avvenuto il 21 aprile di cinque anni fa, alle 8.45 del mattino: il giorno di Pasqua del 2019. Una bomba esplose al centro della chiesa: ci furono 57 vittime e più di 180 persone rimasero ferite. Una targa ricorda i loro nomi. Nonostante i sospetti si fossero concentrati verso alcune cellule estremiste musulmane, ad oggi non si conoscono i responsabili e i mandanti di quel gesto vigliacco. “La polizia non ha molto interesse a trovarli” mi dice padre Perera, con cui riesco a parlare per qualche minuto, prima della messa delle 17.30. Gestisce l’intero Santuario. Ci sono altri padri che confessano e benedicono con l’olio santo a orari precisi. Le tariffe sono esposte sul vetro dello sportello, dove un amministratore è indaffarato a rilasciare ricevute per le varie attività.
Al mio arrivo avevo visto una targa: “Kitchen Soup”. Il padre mi spiega che è una mensa per i più bisognosi, il finanziamento arriva dalla Caritas di Padova. Ogni giorno vengono sfamate circa 200 persone. I volontari qui lavorano senza sosta. Improvvisamente si mette a piovere a dirotto. L’acqua cade dal cielo in due vasche poste nel piano inferiore. Grandi pesci neri e pesci rossi nuotano tranquillamente. Delle monete brillano sul fondo. C’è anche un piccolo giardino. Mi sporgo meglio dalla balaustra e guardo di sotto. Una statua dorata posta sopra le vasche, rappresenta il Santo che benedice i pesci. Alcuni affreschi ritraggono eventi del suo passaggio a Ceylon: Sant’Antonio predica ai pesci; Sant’Antonio, patrono dei pescatori, Sant’Antonio predica seduto su un albero. Delle statue di cerbiatti a grandezza reale fungono da guardiani. Infine Sant’Antonio che cura il piede di un fedele. Sono immagini un po’ bizzarre, quasi al limite del grottesco.
Una donna cammina in ginocchio sulla navata principale. Percorre in quel modo qualche metro.
Sul lato sinistro della chiesa una stanza ospita dei piccoli tempietti che rappresentano vari santi di tutto il mondo. I fedeli si fanno il segno della croce passando davanti a ognuno di loro. C’è anche Nostra Signora della Guadalupe. Distante migliaia di chilometri dal suo luogo di origine, dal suo Santuario in Messico: è qui anche lei.
Un fumo nero denso persiste nell’aria. Poco distante delle vasche ricolme di cera sciolta e fiammelle perennemente accese. Ci sono candele lunghe fino a due metri. Una scritta sovrasta la vasca di acciaio:
Una candela
Signore, possa la candela che accendo, essere una
luce che guida, che tu possa
illuminarmi nelle mie difficoltà
e in tutte le mie decisioni… sia un fuoco
che tu possa bruciare tutto il mio
egoismo, orgoglio e
impurità… sia una fiamma che possa
scaldare il mio tiepido cuore…
Possa la mia intera vita essere degnamente
offerta a te con questa candela
che ho portato per offrirtela… Possa io essere
ispirato a essere una candela che brucia
per la tua causa e rimanere in
te per sempre… Quando il fumo è portato
via e la cera sciolta, lascia la debolezza in me possa morire
con l’agonia della mia vita. Amen
Esco dal cortile e mi porto di fronte alla struttura per fare una foto dell’insieme. L’edificio si trova alla fine di una strada commerciale. Vago un po’ per i negozietti intorno. Anche qui i venditori di souvenir si sono organizzati. Vendono quadri di Gesù bambino, della Madonna, di San Michele della Vergine della Guadalupe… candele, rosari. Un uomo infila veloce fiori per le corone bianche che verranno comperate dai fedeli, per pregare un santo italiano, auspicando esaudisca la propria richiesta. Poco lontano anche due sale-scommesse ospitano degli avventori. Anche qui come altrove il sacro ed il profano vanno spesso a braccetto. La speranza sembra essere il comun denominatore.