Testo e foto di Giovanni Mereghetti
Spesso i nomi portano in sé il significato del loro significante. Così è anche per il nocino, il liquore modenese per eccellenza. Se non fossimo dei modenesi o degli assidui frequentatori della provincia e camminassimo per la prima volta in una zona tra il Secchia e il Panaro, non potremmo non rimanere stupiti dalla quantità di alberi da noce che testimonianze scritte fanno risalire già a metà Ottocento. E se decidessimo di fare la nostra passeggiata tra il 1° giugno e il 15 luglio rimarremmo ancora più stupiti nel vedere tutti i coltivatori raccogliere le noci, ancora avvolte in un mallo verde e tenero. Se il modenese invece lo conoscessimo, questa raccolta prematura non ci sorprenderebbe affatto e vedendo il mallo verde delle noci sentiremmo in bocca il sapore aromatico, gradevole e persistente, tipico della noce immatura e proprio del nocino. E se conoscessimo la tradizione del nocino, la nostra camminata la faremmo il 24 giugno, giorno di San Giovanni Battista. L’antica credenza popolare voleva che la rugiada, la guazza, formatasi nella notte tra il 23 e il 24 giugno fosse una panacea per ogni male, specie per i problemi dell’apparato digerente e per i disturbi gastro-intestinali, per i quali il nocino era considerato un rimedio eccellente. Questo spiega perché questo liquore di colore bruno scuro più o meno accentuato e di intenso odore di noce, venga servito, liscio e a temperatura ambiente, come digestivo alla fine dei pasti.