Testo: Giulia Buriano Aimonetto | Fotografia: Giulia Brunella
[Questo contributo giunge a voi lettori fuori tempo rispetto all’evento di cui parla. La colpa è solo nostra, che sopraffatti dal lavoro, abbiamo perso l’attimo. Ma siccome il soggetto è altro (e ben più interessante!), lo pubblichiamo comunque…in grande anticipo sulla 61esima edizione della mostra della ceramica! La redazione]
Iniziare l’università significa soprattutto avere la possibilità di confrontarsi con nuove persone provenienti da scenari, vite e prospettive completamente diverse, che stonano con quelle a cui si è abituati.
La cosa che più mi ha colpito è stata di come alla gente non interessino tanto le tue capacità, ciò che sei, o ciò che sai, quanto il luogo da cui provieni e questo accade perché spesso riveliamo di essere la traduzione papale di quella realtà. Siamo animati dalle sue stesse abitudini, dai suoi desideri e persino dalle sue inquietudini. Il singolo luogo è plasmato dalle idee di coloro che lo abitano e che al contempo sono influenzati da esso stesso, in un connubio inscindibile. Il Canavese è un esempio di questa simbiosi, un territorio paesaggisticamente variopinto di forme naturali e artisticamente ornato dalle intuizioni umane.
Quando salgo sul treno per Torino e lo osservo sfocarsi sullo sfondo, mi domando come sia possibile non conoscerlo quel luogo e quando i miei compagni di università credono che sia lontano anni luce dal capoluogo, tanto da chiedersi quanto presto mi debba alzare per partecipare alle lezioni, allora capisco quanto sia urgente valorizzarne la cultura, l’arte. E per far ciò servono persone attive ed intraprendenti, che abbiano voglia di portare il Canavese fuori dallo stereotipo di area provinciale chiusa e sterile.
È proprio da questo desiderio che nasce la Mostra della Ceramica, un evento tenuto nella cittadina di Castellamonte, che raccoglie artisti ed artigiani d’Italia e non, e che quest’anno vede il compimento dei suoi sessant’anni.
La lavorazione della ceramica è un retaggio del mondo antico, che nasce per utilità, ma che perdura per bellezza e come tutte le arti preserva un potente e incomparabile potere di unificazione sociale. Quella che a molti sembra una cittadina come tante, si dipinge dell’infinita creatività artigianale, che sfocia nelle forme più uniche e disparate: dai vasi, alle stufe, all’arte concettuale, Castellamonte diventa simbolo diversità, intesa come valore unificante.
L’arte è la testimonianza più pura dell’esistenza di differenze, che non vanno scoraggiate, ma preservate. La Mostra della Ceramica permette l’espressione totale di queste sane divergenze, anche grazie al fatto che ospita opere da tutto il mondo e quest’anno si conta la partecipazione di ben 25 Nazioni.
Unisce non solo diverse realtà geografiche, ma anche generazionali: bambini, adulti e anziani si dilettano nello scovare e nel contemplare le varie attrazioni poste in sette punti espositivi, dal celebre Palazzo Botton, alla Rotonda Antonelliana, la piazza incorniciata dalle mura della chiesa progettata da Alessandro Antonelli. Anche la sede del comune di Castellamonte custodisce le opere più iconiche di tutta la mostra, le stufe di ceramica, che hanno reso celebre la città nel mondo.
In questo 2021 così tumultuoso ed incerto, la Mostra della Ceramica ha quindi regalato uno scopo alle persone, sia a coloro che l’hanno resa concreta, sia a tutti quelli esterni che l’hanno ammirata. Ha donato un pizzico di quella nostalgica normalità che tanto ci manca, poiché nonostante la distanza fisica, è riuscita a ricreare quell’atmosfera quotidiana e conviviale della vita prima della pandemia. Quel passato prossimo, che ci sembra così remoto, ma che abbiamo vissuto per la maggior parte della nostra esistenza. Ed ora è lì quel passato, custodito in quella piccola città e ci osserva, e insieme il futuro, perché l’arte è senza tempo e luogo, eternamente congelata in un corpo che racconta di chi lo ha creato.