Testo e foto di Francesco Parrella/
Nørrebro è un quartiere di Copenaghen a circa cinque chilometri a nord dal centro cittadino. Ci si arriva più facilmente col bus che con la metro dalla fermata della stazione ferroviaria Koebenhavn a due passi dalla centralissima piazza Rådhuspladsen. E’ un ex quartiere operaio e l’area dagli anni ’90 ha visto man mano aumentare il numero degli immigrati, tant’è che oggi è il quartiere più multietnico della capitale danese. La maggior parte dei turisti ci arriva per visitare il cimitero di Assistens, dove riposano anche le spoglie di Hans Christian Andersen, lo scrittore e poeta danese celebre soprattutto per le sue fiabe (..ricordate il Brutto Anatroccolo?), e quelle del filosofo Søren Kierkegaard.
Il cimitero è un enorme parco verde dove d’estate i danesi vengono anche a prendere il sole, a leggere un libro o a fare un pic-nic. All’uscita, dall’altra parte del muro di cinta che dà su Nørrebrogade, l’arteria stradale principale, sono tutti neri; molti sono nordafricani appena arrivati in Danimarca. Ogni mattina su un tratto di marciapiede poco lontano si allestisce una sorta di mercatino delle pulci dove per poche corone è possibile acquistare un paio di scarpe usate o un vecchio mangianastri. Ci sono anche un italiano e un rumeno, con quest’ultimo che parla un italiano migliore del primo. Hanno ciascuno una propria bancarella, e sembrano il gatto e la volpe. Vendono radioline, un telefono rotativo, delle pinze, alcuni libri in inglese ingialliti. Il più giovane, l’italiano, la sera fa anche il cameriere. Il rumeno lo ascolta e sorride, e spiega che con la pensione di invalidità che è riuscito ad avere in Danimarca, va bene così. «La bancarella? È un hobby e mi fa conoscere tanti immigrati come me a cui se posso dò una mano», dice con sottile malizia.
Per arrivare alla «piazza rossa» di Superkilen bisogna camminare ancora un chilometro. Lungo la strada kekab, localini alla moda, piccoli uffici di giovani danesi venuti qui ad aprire la loro attività 2.0 per il costo dei fitti più basso e le agevolazioni fiscali in taluni casi. Il progetto è nato in risposta a un bando indetto dal Comune e dall’associazione Realdania, ed è stato realizzato nel 2011 dagli architetti di ‘Big’, i paesaggisti di ‘Topotek1’ e gli artisti visivi di ‘Superflex’. L’idea è stata quella di istallare nel nascente parco urbano oggetti che identificassero ciascuna delle oltre cinquanta etnie che vivono a Nørrebro. Dopo un’attività d’ascolto tra i residenti ecco arrivare le panchine messicane, pensate per facilitare il dialogo tra persone che non si conoscono; il murales di Salvador Allende ispirato dai cileni. Una piovra-scivolo dal Giappone; un porta biciclette arcobaleno dalla Finlandia; una fontana a mosaico marocchina; dissuasori da marciapiede ghanesi. «L’integrazione? Se c’è il lavoro c’è anche l’integrazione», sintetizza con un sorriso e una pacca sulle spalle un ristoratore cubano che ha un locale proprio di fronte al parco.
Il parco si estende per circa tre ettari ed è suddiviso in tre aree e tre colori. D’estate, racconta una giovane mamma scandinava, «vengo quasi ogni mattina con mio figlio perchè si diverte come un matto sullo scivolo giapponese». E aggiunge: «Qui ho conosciuto diverse donne immigrate, mamme anche loro, che prima incrociavo solo per strada. Adesso anche il niqab che alcune indossano non mi incuriosisce come prima perché ora ci si saluta quando ci si incontra».
Ci sono anche dei barbecue e rampe per fare skateboard. Tutt’intorno l’architettura è a tratti tipicamente nordica, con grandi case popolari in mattoncini rossi e tetti inclinati a sessanta gradi, sulla falsariga delle abitazioni di campagna, ed edifici più recenti senza una particolare connotazione. Finito anche il giro della piazza non resta che trovare la fermata più vicina e aspettare che passi il bus. Il biglietto si può fare stesso a bordo, e in pochi minuti si è di nuovo in centro. Da qui è possibile riprendere la passeggiata sullo Strøget, la via pedonale più lunga al mondo per lo shopping. E, tra la storia della città testimoniata in vicoli e piazzette da monumenti e simboli, rispecchiarsi nel quotidiano via vai di questa città multiforme e multietnica.
Francesco Parrella