di Yuri Materassi
Guidare per la Skeleton Coast è facile. Strada dritta, poche curve. Polvere bianca sulla strada bianca, spazzata dal vento che viene dal mare. Nebbia, bianca anche lei. Non ci sono colori accesi nella Skeleton. Soltanto colori opachi e sinistri, come i paesaggi che attraversi. Non ci sono montagne, solo colline di sabbia, e sabbia e sabbia. Ogni tanto scheletri, non umani, ma di vecchie navi. Da qui il nome di questo tratto di costa, cimitero per molti bastimenti, spinti alla deriva dai forti venti provenienti da ovest che da queste parti non smettono mai di tirare. Lungo la strada non ci sono aree di sosta, non ci sono villaggi, né distributori in cui fermarsi. Le uniche soste che si fanno sono quelle per scendere al mare, togliersi le scarpe e camminare sulla spiaggia deserta. Ogni tanto, nell’ultimo tratto a sud, puoi incontrare un pescatore che pesca a fondo con la canna fissata tra i granelli di sabbia e il fuoristrada parcheggiato accanto. Ad accoglierti in questo parco naturale così onirico è un cancello con un enorme teschio attaccato sopra. A salutarti, a sud, sono le otarie di Cape Cross, anche loro portano addosso il bianco e il grigio di questa terra, oltre ad una puzza di letame impressionante. Per ritrovare un po’ di colori bisogna percorrere un’altra ventina di chilometri, fino a Swakopmund, dove gli abitanti della città sembrano sfidare la natura che li circonda a colpi di giallo, arancio, verde e blu.