Emigrato o trapiantato culturale? In questi mesi di spostamenti continui di persone vediamo emergere nomi ed appellativi che cercano di immortalare l’incredibile varietà di realtà individuali che compongono la “migrazione” e che vengono di solito massificate nell’epiteto “immigrato”.
Anche l’arte, che vive di incontri, fusioni, connessioni e sperimentazioni, oggi ci ripropone una riflessione sul tema grazie al lavoro dell’artista tailandese Korakrit Arunanondchai. Il 24 maggio sarà possibile vedere la prima personale dell’artista in Italia a Venezia, all’Hotel Bauer, in occasione della Biennale di Architettura 2016. Un anteprima, meglio dire, curata dal museo di Bolzano di arte contemporanea, Museion, che ospiterà la personale dell’artista tailandese dal 1 giugno all’11 settembre. L’opera del giovane Arunanondchai si muove quindi tra estetica orientale e occidentale, globalizzazione e spiritualità. Le domande che attraversano i suoi lavori toccano il rapporto tra memoria, individuale e collettiva, e comunicazione digitale. Al Museoin la mostra si aprirà con tre grandi dipinti su tela di jeans (History Paintings) e prosegue al quarto piano con video e installazioni – tra cui diversi lavori inediti: grazie a speciali pellicole, le facciate di vetro e l’illuminazione al soffitto sono infatti trasformate in superfici colorate, che tingono di rosso, giallo e blu l’intero spazio espositivo.
Korakrit Arunanondchai
Pre opening event
THE BAUERs, Venezia
Martedì 24/05/2016, ore 22
Proiezione video
“2557 (painting with history in a room filled with men with funny names 2) (part 3 to the trilogy)