testo di Paolo Albera
foto di Luigi De Palma
Un po’ ogni luogo ha il suo “cimento invernale”, ovvero l’evento tradizionale in cui ci si tuffa in acqua in pieno inverno, facendosi beffe del freddo, del gelo, e talvolta persino della neve. Una mezza goliardata, una scusa per stare insieme, un’esperienza per veri duri, un modo simbolico di iniziare l’anno, ognuno ha la propria motivazione preferita.
Il mio amico Luigi De Palma va quasi tutti gli anni a fare qualche foto al cimento invernale sul fiume Po, in cui i cosiddetti Orsi Polari si tuffano in acqua incuranti del freddo. Stavolta mi infilo anch’io. L’evento si svolge al Circolo Canottieri Caprera, tanti curiosi come me sono assiepati anche sul ponte Umberto I, da dove si gode di una visuale più panoramica.
Siamo alla vigilia dei “giorni della merla” e il freddo piemontese è tutt’altro che falso, tutt’altro che cortese. Se scendi in Liguria c’è il mare, se sali alle Alpi ci sono i laghi, se resti a Torino c’è il fiume, ma con le lievi differenze del caso il freddo è spietato un po’ ovunque. E allora, com’è possibile che ci siano persone che si “cimentano” ininterrottamente da tanti anni consecutivi? “Come mai?” chiede il giornalista Rai a un Orso Polare nudo al freddo di Gennaio vestito solo di un costume da bagno.
Al di là del “gioco” e della sfida all’inverno, immergersi in questo fiume non è un’idea così scontata. Pensare che fino a due secoli fa era consuetudine dei torinesi farsi il bagno nel Po. Invece ora ci siamo abituati al pensiero che sia un corso d’acqua inquinato dagli scarichi industriali, e dunque sia qualcosa da tenere lì e non toccare, fotografare se vuoi, o fare una corsa sul battello se sei turista ticinese, però mai mescolarti con queste acque che poi ti prendi le malattie. E allora un cimento invernale, oltre alla spavalderia verso il freddo, vuol dire anche che è stupido avere un fiume meraviglioso e poi non potersi fare il bagno. In passato era la normalità. Avere acque pulite è un diritto di tutti.
La mattinata del cimento vola in fretta. Si assiepano i curiosi, poi inno di Mameli, e gli Orsi Polari possono iniziare a tuffarsi, suddivisi in gruppi di dieci persone. Il divertimento è condiviso con i tanti amici e parenti che assistono sul terrazzo e sgomitano per avere la visuale più adatta per le foto. C’è uno travestito da Batman, che si tuffa più volte, perché chi è supereroe deve anche dimostrarlo.
I numeri che ho colto di questa domenica, addì 28 Gennaio 2018:
119^ edizione
150 partecipanti (ognuno con certificato medico)
4 gradi temperatura dell’acqua
6 gradi temperatura esterna
7 anni il partecipante più giovane
94 anni il partecipante più maturo
Aspetta, 94 anni?
Sì, si chiama Sergio, e qui tutti sanno chi è, perché la sua eterna giovinezza è un po’ il simbolo di questo evento. Luigi gli scatta una foto e fa due chiacchiere. Sergio è da trent’anni che fa il cimento. Ha due baffi che restano forti e vigorosi anche dopo il tuffo. Durante questa lunga militanza da Orso Polare, l’edizione che ha trovato più gelida e difficile è stata sotto la neve.
Cosa si fa dopo il cimento invernale?
– Doccia
– Vin brulé a fiumi offerto dal circolo
– Se possibile, rivedersi a casa sul TG Regionale
Tutto ciò avviene a Torino ogni anno, nell’ultima domenica di Gennaio, dal 1899.