Testo di Paolo Rausa
Il Castello di Poggiardo, caso forse unico nel panorama nazionale, è rimasto nelle mani dei privati che lo hanno posseduto, i duchi Guarini, normanni di stirpe, che da molti anni si sono trasferiti nel loro palazzo di Scorrano (Le), lasciando questo monumento nell’incuria e nell’abbandono. L’Associazione Culturale Orizzonte rilancia la sfida di far sedere attorno ad un tavolo i diretti interessati (Proprietà, Comune e Regione) per fissare le modalità del suo recupero e del suo utilizzo attraverso un progetto condiviso. Imponente maniero del tardo o basso medioevo, eretto nel passaggio verso la nuova epoca dell’umanesimo e del rinascimento, il castello si impone sullo spiazzo antistante, che doveva essere la piazza d’armi, a fianco della chiesa madre e sopra la chiesa basiliana di S. Maria degli Angeli dell’XI secolo. Una struttura massiccia che si alleggerisce a est, verso il mare, con una torre rotonda, Diversi gli ingressi, accanto alla chiesa madre, laddove sorgeva il palazzo vescovile, poi sulla via di mezzo che corre in direzione est-ovest, fra i due mari, in seguito arricchita da uno spazioso loggiato, su cui la famiglia ducale dei Guarini, di origine normanna, organizzava le feste di rappresentanza e ascoltava poemi e il dolce suono della mandola. Un agrumeto alla base della torre cilindrica e lungo il fossato rende ancora più orientalizzante questa struttura poderosa, descritta nel 1800 da Cosimo de Giorgi nei Bozzetti di viaggio nei minimi dettagli, con riferimento ai preziosi arredi e alla pinacoteca. Dai Messapi ai Normanni, la regina Maria d’Enghien nel 1446 lo dà in ricompensa con titolo baronale ad Agostino Guarini. Molte dominazioni si sono susseguite in queste terre: Normanni, Svevi (1195-1266), Angioini (1266-1435), Aragonesi (1442-1502), Spagnoli (1506-1734) e infine Borboni (1734-1861). I Guarini intrapresero vari lavori di fortificazione. Durante il regno di Giovanna II d’Angiò, regina di Napoli, dopo la distruzione di Castro, il vescovo Luca Antonio Resta trasferì a Poggiardo la residenza vescovile. L’ultimo abitante del castello fu il duca Francesco Antonio, che vi alloggiò sino al 1879, data della sua morte. Ne seguì il progressivo abbandono. Il palazzo vescovile, edificio cinquecentesco, fu venduto ai Guarini e nei secoli successivi fu adattato a caserma e tabacchificio. Sull’architrave di una finestra si legge la frase latina che si riferisce al cane di Ulisse Argo: ‘Difficile est Argum fallere’ (E’ difficile ingannare la sorte o fuggirla, si è riconosciuti). Il Castello ora è in stato di abbandono e rischia di essere compromesso senza un intervento e un progetto di recupero, che coinvolga la proprietà, il Comune, la Regione Puglia e i cittadini che vedono rappresentato in quella struttura il simbolo stesso della loro città.
Un monumento che ha ancora molto da dire, se gli si lascia il tempo, prima che sia troppo tardi.
Info: Associazione Culturale Orizzonte, via Nazario Sauro 52, 73037 Poggiardo (Le)-via Ungaretti 2, 20098 San Giuliano Milanese, tel. 334 3774168.