Testo e foto di Letizia Sgalambro
In uno dei posti visivamente più belli, ma a livello ambientale più discussi di tutta la costa toscana, c’è un’area archeologica che è quasi sempre chiusa.
Stiamo parlando delle spiagge bianche, del complesso della Solvay e dell’area archeologica di San Gaetano, curata da L’università di Pisa.
Grazie agli scavi sono riemersi ambienti collegati alla vita intorno a un antico porto romano, Vada Volterrana, con la presenza degli Horrea (i magazzini) e di due spazi termali: le grandi terme per tutti e le piccole terme riservate ai lavoratori e agli schiavi del porto. Sono presenti inoltre i resti di una fontana e di una schola , la sede di un’associazione di lavoratori del legno.
Fa impressione vedere l’area archeologica in mezzo ai tuboni e alla fabbrica della Solvay ma, come la guida mi ha fatto notare, sono in realtà due facce di una stessa attività commerciale, pare infatti che il porto dove arrivavano le navi cariche di merci fosse proprio dove adesso c’è il lungo pontile. Quel tratto di costa risultava infatti particolarmente adatto alla sosta delle navi e alle operazioni di imbarco/sbarco merci, perché protetto da un esteso sistema di secche (i vada, da qui il nome del luogo) e di canali che permettevano il passaggio di navi più piccole verso l’interno.
Il sito è visitabile ancora il prossimo fine settimana, ci sono visite guidate condotte da un competente archeologo, è stata ricostruita una nave dell’epoca, e anche un mercato con i prodotti locali, e la scuola internazionale di Comics di Firenze ha curato la cartellonistica, che illustra in maniera precisa come dovevano essere quei luoghi nel primo secolo dopo Cristo.