testo e fotografie di Sabrina Maio
Il viaggio in Portogallo è un viaggio di ritorno, perché in Portogallo si torna anche quando ci si va la prima volta. Ci si consegna nell’immediato alla sua intensa luce atlantica ed all’incontro con le tante ombre malinconiche che la abitano. Riecheggiano per le sue strade le parole delle poesie dei tanti Maestri, senza conoscere i quali, quasi non si può andare. E tutto ciò lo rende un luogo di ritrovo, dove c’è sempre un senso ed una risposta. In qualsiasi regione ci si rechi, anche se ci si spinge in quella più vacanziera dell’Algarve. L’ Algarve è terra di mezzo, tra Europa ed Africa. I colori e tanti sapori sono d’ Africa. È un pezzo di essa in lascito in pieno Mediterraneo. La terra e gli arbusti ricordano il vicino Marocco e l’aria torrida e calda rende ancora più forte la sensazione. Purtroppo gran parte della costa è stata resa oggetto di sacrificio alle sempre più pressanti esigenze turistiche, ma alcune cittadine come Faro o Tavira conservano ancora parte dell’autenticità portoghese. I centri storici sono un dedalo di viuzze acciottolate, ci spira spesso il vento, e si sente forte l’odore della laguna.
Si percepisce la Storia nei suoi tanti segni antichi e nelle croste dei palazzi in decadenza. Verso il finir del giorno le persone si siedono sui gradini di casa e raccontano ciò che il tempo e l’anima lascia ancora davanti a sè. Da qualche parte arriva l’odore delle zuppe sui fornelli, l’aria ne è intrisa, sa di cumino e frutti di mare. Sono l’oceano e le tante lagune a far da padroni, in una strana commistione di acque che si sposano, con le isole provvisorie che vi si creano e le dimore per gli uccelli acquatici ed i tanti mitili.Un treno che corre velocemente su un binario solitario fa da linea di confine su ciò che è terraferma e ciò che è acqua, e si sfreccia volando sull’acqua, sostando in piccole stazioni crepuscolari, ferme nel tempo tra gli azulejos che le adornano e le erbe che vi crescono tra i solchi.
Ma è nell’interno della regione che sono entrata più a contatto con ciò che ritengo sia la vera anima portoghese. Mi rendo conto che solo una lucida follia poteva indurmi ad addentrarmici in piena estate.In effetti il viaggio richiede sacrificio ma ripaga, a patto che si entri in sintonia con un mondo fatto di terra callosa rossastra ed alberi bassi che non hanno il dono del l’ombra. Io ho scelto di viaggiare con i mezzi pubblici su cui sale prettamente gente del posto.Si attraversano paesini minuscoli che si affacciano su strade assolate e deserte.Ogni proprietà è delimitata da muretti a secco che incorniciano terre che accolgono piccoli ulivi ed alberi di fichi. A Coincecao salgono decine di ragazzini usciti da scuola,molti di loro narrano la storia coloniale del Portogallo. Si, perchè il Portogallo è soprattutto ed anche questo: un paese in cui parlare di integrazione è superfluo.Un passato di dominazione coloniale nel mondo ha fatto si che il portoghese rechi nel suo corredo genetico tante tracce e tante ricchezze di colori e di genia.
La mia meta è Estoi che si raggiunge proseguendo per le strade tortuose che conducono a Moncaparacho. Estoi è un piccolo borgo con strade che si sviluppano in ripide salite e discese. E’ l’ora di pranzo e solo qualche coriaceo anziano del posto percorre le strade, gli altri trovano riparo nelle churrascherie. L’odore di carne alla brace pervade tutto. Sotto un sole schiacciante giungo ai piedi della Igreja Matriz che sovrasta il borgo e, perdendomi a passo lento giro tra le bianche case basse, sfiorandovi le ombre. Incontro solo qualche donna dal fascino sensuale lusitano che sorridendo mi indica il percorso.
Poche le persone sedute all’ombra dei caffè che si intervallano tra i vari negozietti. Sarà l’animo gentile di Joao, emigrato in Germania, ora in vacanza, che mi condurrà con fierezza ai cancelli della perla del posto, il Palàcio de Estoi, vero simposio ed esempio di architettura neo rococò e neo barocco, decisamente tra le più belle in Portogallo.
C è qualcosa di intimamente lussuoso alla portoghese nel palazzo. Un’anima dal colore pastello che si intarsia con gli azulejos, ed all’interno sale sfarzose con eleganti mobili antichi e cristalli accecanti.
Il giardino ben disegnato fa da ristoro al sole che arroventa la tenuta. Mi trovo a riflettere sulla via del ritorno che in fondo tra questa sontuosità al sole e le piccole case bianche portoghesi non passa molto. C’e un senso- non senso, un indefinito che si fa dono. Ed è cosi, non è di tutti i luoghi, ma solo di pochi, la possibilità di cogliere un qualcosa di ineluttabile L”accettazione di ciò che è.
Altro oro nel morto pomeriggio
La polvere d’oro senza luogo del giorno che finisce
E che passeggia oltre la mia porta
E non si fermerà
(Pessoa)