Testo e foto di Isabella Mancini
Viaggi fuori porta alla ricerca delle tracce di memoria. In tempi di guerra ricordarsi cosa è e cosa fa la Guerra può essere un esercizio utile. Si può scegliere di percorrere alcuni dei numerosi sentieri di cammino che seguono i passi della Storia e noi segnaliamo quelli attorno alla Linea Gotica. Non importa fare tutti i 500 km del tragitto tra Cinquale e Montecchio ma anche una delle 26 tappe in cui è stato suddiviso il percorso.
Come quelle attorno al Passo della Futa, da San Quirico di Vernio o da Badia Moscheta.
A più di 70 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale i resti della guerra, della lotta partigiana, sono ancora visibili. Lungo i percorsi ci si può imbattere in ciò che resta di trincee, postazioni di tiro, depositi. E cimiteri, lapidi, cippi: la guerra significa morire a venti anni, morire prima che la vita abbia un senso. Il territorio della Val di Bisenzio è stato segnato dalla guerra e interi paesi sono stati protagonisti, loro malgrado, di deportazioni e saccheggi. Su queste montagne fu abbattuto un B25 i cui resti riposano nella Mostra permanente della Linea Gotica a San Quirico di Vernio. Sempre in quest’area, tra Vernio e Barberino di Mugello, a settembre del 1944 gli scontri tra i tedeschi e gli americani per la conquista del Poggio della Torricella furono feroci: oggi ci trovate il Parco Memoriale della prima Linea Gotica, un’area sempre accessibile. Non sarà un onta stendere un telo per terra e leggere un libro mentre il sole riscalda l’aria e la primavera incalza verso il 25 aprile.
Sicuramente il luogo più imponente in ricordo dei vinti, che ne ospita trentamila, con o senza nome, feroci nazisti criminali di guerra e giovani tirati dentro alla macchina dei nazionalismi della Storia del Novecento, è il Cimitero Germanico Militare della Futa. Dodici ettari di parco, una spirale che si erge al cielo con una guglia di pietra grigia, pietra di Firenzuola: 30.683 corpi che sono giunti qui da 2.069 comuni italiani.
Quassù siamo a 950 metri di altezza, attorno le pendici della dorsale appenninica, vissuta da aceri, abeti, faggi. Quassù fa sempre fresco e lo sguardo riesce a vibrarsi lontano fino ai limiti dell’orizzonte. Quassù sembra impossibile da credere oggi gli uomini hanno smesso di essere tali piegando la testa ai diktat dell’ideologia nazionalista.