Come tutta la redazione di Erodoto, adoro andare a giro per cimiteri, sono bellissimi, pieni di pace e ricchi di grandi insegnamenti.
Antonio Rosai è morto nel 1894 e la sua lapide, nel cimitero delle Porte Sante dietro la basilica di San Miniato al Monte sopra Firenze, lo descrive come uomo di rigida onestà da sembrare di altri tempi.
Quali? Forse i primi dell’ottocento, forse il settecento? Quali sono quegli altri tempi che sento spesso inneggiare come migliori?
Quando si moriva di fame? Quando c’era la guerra? Quando non si potevano curare le malattie e un’influenza ti poteva distruggere, o quando la mortalità infantile era a livelli altissimi?
Pensare ai tempi migliori è come entrare in un mondo di favole, dove i buoni sono sempre buoni e vincono e i cattivi perdono e vengono pure puniti. E’ pensare ad un mondo in bianco e nero, dove noi siamo sempre i bianchi, buoni e bravi, gli altri no.
La vita però non è così. Non è un mondo incantato dove c’è giustizia, il mondo è fatto di caos, la natura non è buona come vorremmo dipingerla (i pesci grandi mangiano quelli piccoli così come i leoni mangiano le gazzelle, tanto per fare un banale esempio).
Non esistono i bei tempi andati perché ogni tempo è bello o brutto a seconda di come vogliamo guardarlo.
Ma adesso c’è la corruzione. Vero, e prima?
Ma adesso ci sono le guerre. Certo. Quando non ci sono state?
Ma adesso c’è l’inquinamento. Sì, e quando ci si scaldava con il carbone?
Non voglio certo banalizzare e minimizzare i problemi che stiamo creando alla nostra terra con l’egoismo e l’avidità che contraddistingue molti di coloro che detengono il potere. Voglio però dire che la soluzione non è tornare indietro, ritrovare quell’unità della famiglia, o del paese o non so più di chi, che adesso sembra scomparsa.
La questione è come stare in questo nostro presente, nel miglior modo possibile, senza nascondersi nel rimpianto, ma piuttosto imparando dal passato che, visto con gli occhi della razionalità, ci offre tanti spunti di miglioramento.
Invece di aggrapparsi al passato, scegliamo come vogliamo vivere il presente per costruire un nuovo futuro, prendiamoci le nostre responsabilità con impegni precisi, non deleghiamo agli altri, ma viviamo in prima persona. Sporchiamoci le mani, compromettiamoci e mettiamoci la faccia, tiriamo fuori ciò in cui crediamo davvero e, senza pensare a quanto ci possiamo guadagnare, viviamo al meglio le nostre passioni. Dichiariamo il nostro amore a chi ci fa battere il cuore, valutiamo cosa possiamo fare se l’altro non ci fa più sognare come la prima volta, facciamo qualsiasi cosa che ci permetta di credere che la nostra vita ha un senso adesso.
Prenderemo delle fregature, qualcuno penserà che siamo dei pazzi e degli illusi, non tutto andrà come stiamo sognando, ma almeno non ci porteremo dietro il rimpianto di ciò che avremmo dovuto o potuto.
Lo so che è facile a dirsi e un po’ meno a farsi, ma se vi viene voglia di risognare il passato andate a farvi un giro in qualche cimitero, sono sicura che troverete anche voi l’epitaffio che vi darà la spinta a cambiare.