Foto di Carlo Midollini/ Testo Letizia Sgalambro

A novembre ci sono due ricorrenza importanti: il ritrovamento di Lucy, uno dei primi ominidi a camminare eretta più di 3 milioni e mezzo di anni fa, e la pubblicazione dell’Origine della specie di Darwin. In quei giorni ero in Etiopia, ho visto i resti di Lucy e non ho potuto fare a meno di pensare alla grande avventura dell’uomo e alla sua evoluzione. Mi sono immaginata la prima scimmia che ha “osato” mettersi sulle due zampe, andando contro ogni regola fino a quel momento acquisita e attirandosi le critiche di tutta la sua comunità. Sicuramente infatti il tentativo di mettersi in piedi, passaggio fondamentale nella storia dell’umanità, non deve essere stato facile e ovvio come a noi appare e chi ci ha provato, riuscendoci, si sarà messo contro a tutti gli altri che non ci avevano pensato.

Abbiamo sempre camminato a 4 zampe, cosa ti vai a mettere in testa? Dove mai si è vista una scimmia camminare con la schiena eretta? Ma chi ti credi di essere? Possibile che non ti sai adeguare alle leggi del branco? Non ti accorgi di come sei ridicola? Non con queste parole, ma con gesti e suoni a loro affini, il senso comunque deve essere stato questo. Non credo che l’abbiano applaudita o le abbiano detto: Brava!

E se Lucy, o chi altro per lei, avesse obbedito alle scelte del gruppo, l’umanità avrebbe ritardato un bel po’ la sua storia evolutiva. Ma Lucy era testarda, ha fatto ciò che credeva meglio, e attirandosi le ire e le critiche di tutti ha cambiato il mondo. Forse neanche questo la interessava, ha fatto ciò che sentiva, incurante di chi la circondava.

E noi? Quanto siamo capaci di sentire ciò che ci spinge ad agire e di avere il coraggio di farlo? Quanto riusciamo a superare la posizione a quattro zampe per raddrizzare la nostra schiena senza preoccuparci di ciò che pensano gli altri? Quanto siamo protagonisti della nostra evoluzione? Non è detto che le nostre azioni possano cambiare il corso della storia, ma di sicuro cambierebbero quello della nostra vita, e non mi pare poco.