Testo e foto di Alfredo Felletti
Un viaggio in Mali offre ancora oggi un immersione totale nella natura incontaminata, l’incontro con una meravigliosa popolazione amante della musica, la scoperta di riti ancestrali e antiche leggende legate ad una delle etnie più misteriose che abitano ancora oggi la Falesia, i “Dogon”. Bamako’ la capitale, città allegra e piena di vita, di notte si trasforma nel centro della musica ed i locali affollati risuonano di un miscuglio di note improvvisate dai musicisti, con i loro strumenti antichi e moderni. Di giorno la città cambia d’aspetto, diventando un immenso e coloratissimo mercato all’aria aperta. Bancarelle in cui rovistare, per trovare di tutto: riso, frutta, verdura, sculture tradizionali, gioielli tipici e persino “Feticci” per la preparazione di potentissimi talismani portafortuna.
Il Niger, il grande fiume che attraversa da sud a nord il paese, terzo per ordine di grandezza del continente nero, percorre 4100 chilometri tra le foreste di Guinea, Sierra Leone e Benin per poi scomparire tra le sabbie del deserto del nord del Mali. Lungo il fiume si possono osservare le tipiche imbarcazioni locali le Pinasse, su cui viaggia un enorme e costante via vai di persone e merci. Non ci sono altri mezzi di trasporto per chi abita nei villaggi adagiati lungo le sponde del Niger. Un flusso di migranti che si spostano da una riva all’altra, traghettando ogni genere di merci. Queste zone hanno visto nei secoli passati, le migliaia di schiavi trasportati a forza nel nuovo mondo. Il fiume Niger rappresenta per i maliani, ciò che per gli afroamericani è il Missisipi: cultura tradizionale, storia antica tramandata oralmente. Nei villaggi lungo il fiume, il ritmo della vita segue lentamente lo scorrere delle acque. Seguendo il fiume in direzione nord si arriva a Mopti, principale porto fluviale, da qui si può proseguire per la mitica Timbuctù, oppure optare per i paesi dell’etnia Dogon. Lungo il percorso una sosta a Djennè, permette di ammirare una delle più importanti Moschee d’Africa, costruita interamente in argilla, protetta dall’Unesco è patrimonio dell’umanità.
A Bandjagara si entra in territorio Dogon, con la sua popolazione di circa 300.000 individui che risiedono ai piedi della Falesia, un altopiano di 400 metri di altezza e lungo 200 chilometri. Inerpicandosi lungo gli stretti sentieri della Falesia si possono visitare diversi villaggi, assistere ad una serie di antiche danze tribali, con l’uscita delle maschere tradizionali, ed osservare una tra le più interessanti popolazioni dal punto di vista etnologico. Grazie alle loro straordinarie conoscenze astronomiche, i Dogon, avevano consapevolezza dell’esistenza della Stella Sirio già nei secoli passati, prima che fosse osservata da noi in occidente nell’era moderna, tanto da aver dato vita alle più strane teorie sulla loro provenienza. Un popolo forse diretto discendente di misteriosi viaggiatori spaziali e per questo chiamato anche il “ Popolo delle Stelle “.
ALFREDO FELLETTI
(Febbraio 2016)